Germania: a Fulda la plenaria dei vescovi. Mons. Batzing (presidente), “vogliamo la sinodalità anche in futuro”

Sono giunti a termine oggi i quattro giorni di lavori della sessione plenaria d’autunno della Conferenza episcopale tedesca: densa l’agenda, denso il comunicato conclusivo che dà un resoconto dei confronti. In conferenza stampa il presidente dei vescovi Georg Bätzing però si è soffermato solo su alcuni punti chiave a partire dalla questione, ancora sempre attuale, della gestione dei casi di abusi sessuali nel contesto ecclesiale. Di nuovo c’è che il vescovo Stephan Ackermann di Treviri ha lasciato la responsabilità dopo 12 anni e dopo aver lavorato alla creazione di strutture e definizione di processi per le 27 diocesi e per il livello nazionale, con cui fare verità e compensare le sofferenze delle persone colpite. A Fulda i vescovi hanno approvato ulteriori modifiche per queste strutture e processi e hanno affidato al vescovo Helmut Dieser (Aachen) la responsabilità per i prossimi anni. Altro grosso tema di confronto, il Cammino sinodale: “vogliamo la sinodalità anche in futuro”, ha spiegato Bätzing: “è un chiaro desiderio della Conferenza episcopale, la stiamo imparando insieme”. Quanto ai testi sinodali Bätzing ha sottolineato: “è nostra responsabilità che arrivino a ottenere la maggioranza dei voti in modo che diventino il fondamento di un rinnovato agire della Chiesa nel nostro Paese”. A Fulda si è parlato però anche del dissenso: “non siamo tutti della stessa opinione, ma le nostre differenze devono comunque farci camminare e portare a decisioni”. “Nessuno si aspetta che tra cinque anni ci saranno le donne prete, ma non ci stancheremo di dire che la questione della donna è cruciale nel nostro contesto culturale e che ci sono ragioni teologiche per aprire la dimensione del ministero sacramentale alla donna”. Prossima tappa, Roma, per la visita ad limina dal 14 al 19 novembre, per discutere anche con il Papa di questi temi. Nel dibattito in corso in Germania sul tema del suicidio assistito i vescovi hanno messo in guardia contro la strumentalizzazione del libero arbitrio e richiamato alla necessità che nelle strutture infermieristiche e assistenziali i pazienti non siano spinti a doversi confrontare con la questione dell’assistenza al suicidio.

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