“Lo sfruttamento dell’oro, condotto in maniera irrazionale e incontrollata, costituisce un problema che va oltre i nostri confini nazionali, colpisce tutte le popolazioni indigene del Paese, oltre ad avere effetti indiretti in termini di salute e ambiente nelle popolazioni delle città”. È la denuncia che arriva dal Forum sull’estrazione dell’oro nell’Amazzonia boliviana, che si è tenuto di recente nell’auditorium del governo municipale autonomo di Rurrenabaque, organizzato dalla Pastorale Sociale Caritas di Reyes.
“Secondo studi al riguardo si legge nella dichiarazione finale -, è stato possibile verificare che le concentrazioni di mercurio negli organismi delle popolazioni indigene della regione dei fiumi Beni, Tuichi e Quiquibey hanno un livello superiore a quello consentito per l’organismo umano, e mette a rischio la loro vita”. Infatti, “sta diventando sempre più evidente la presenza di sintomi caratteristici della presenza di mercurio negli organismi degli abitanti delle diverse comunità della zona e sono necessari studi scientifici per corroborare tale situazione”. Tra le conseguenze sociali causate dallo sfruttamento dell’oro nella regione, “spiccano la divisione tra comunità, la migrazione e la perdita di cultura”.
Prosegue l’appello: “Poiché provoca danni irreversibili all’ambiente, alla salute pubblica e, soprattutto, mette a rischio le comunità indigene della zona, l’attività mineraria in tutte le sue forme deve venire condannata. A causa della divisione causata dallo sfruttamento dell’oro tra le comunità, il popolo boliviano e la comunità internazionale sono sollecitati a lavorare per l’unità e la difesa integrale della Casa comune”.
In particolare, viene chiesto ai governi dipartimentali e comunali di adoperarsi “affinché le società minerarie cooperative si adoperino per uno studio e un monitoraggio permanente della contaminazione dei fiumi, della flora e della fauna, oltre che rispetto alla perdita di capacità nei suoli e alla violazione dei diritti fondamentali”.