Papa Francesco: ai gesuiti, “in Ucraina non in questo preciso momento, vediamo in seguito”

“Mi sembra che la volontà di Dio sia di non andare in questo preciso momento; vediamo poi in seguito, però”. Lo ha rivelato il Papa ai gesuiti del Zakakhstan, nel colloquio privato del 15 settembre scorso, i cui contenuti sono stati diffusi oggi da “La Civiltà Cattolica”. “Ho inviato in Ucraina i cardinali Czerny e Krajewski, che hanno portato la solidarietà del Papa”, ha ricordato Francesco: “Il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Gallagher, è andato in visita. La presenza della Santa Sede in Ucraina ha il valore di portare aiuto e sostegno. È un modo per esprimere una presenza. Anch’io avevo in mente di poter andare. Mi sembra che la volontà di Dio sia di non andare in questo preciso momento; vediamo poi in seguito, però”. Nel colloquio con i gesuiti kazaki, il Papa ha rivelato inoltre di essersi adoperato per lo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina. “È venuto anche un capo militare che si occupa dello scambio dei prigionieri, sempre con l’assessore religioso del presidente Zelensky”, ha reso noto: “Questa volta mi hanno portato una lista di oltre 300 prigionieri. Mi hanno chiesto di fare qualcosa per operare uno scambio. Io ho subito chiamato l’ambasciatore russo per vedere se si poteva fare qualcosa, se si potesse velocizzare uno scambio di prigionieri”. Quanto al conflitto in atto, Francesco ha precisato: “È in corso una guerra e credo sia un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi. Ed è un errore anche pensare che questa è una guerra tra Russia e Ucraina e basta. No: questa è una guerra mondiale. Stiamo già vivendo la Terza guerra mondiale. In un secolo ne abbiamo viste tre: una tra il 1914 e il 1918, una tra il 1939 e il 1945, e adesso viviamo questa. La vittima di questo conflitto è l’Ucraina. Non si può essere semplicisti nel ragionare sulle cause del conflitto. Io vedo imperialismi in conflitto. E, quando si sentono minacciati e in decadenza, gli imperialismi reagiscono pensando che la soluzione sia scatenare una guerra per rifarsi, e anche per vendere e provare le armi”.

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