(da Matera) “Il nostro futuro eterno dipende da questa vita presente: se scaviamo adesso un abisso con i fratelli, ci scaviamo la fossa per il dopo; se alziamo adesso dei muri contro i fratelli, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte anche dopo”. È il monito del Papa, che nell’omelia della Messa allo stadio di Matera, a conclusione del Congresso eucaristico nazionale, ha ricordato che “otre al primato di Dio, l’Eucaristia ci chiama all’amore dei fratelli”. “Questo Pane è per eccellenza il Sacramento dell’amore”, ha spiegato Francesco: “È Cristo che si offre e si spezza per noi e ci chiede di fare altrettanto, perché la nostra vita sia frumento macinato e diventi pane che sfama i fratelli. Il ricco del Vangelo viene meno a questo compito; vive nell’opulenza e banchetta abbondantemente senza neanche accorgersi del grido silenzioso del povero Lazzaro, che giace stremato alla sua porta. Solo alla fine della vita, quando il Signore rovescia le sorti, finalmente si accorge di Lazzaro, ma Abramo gli dice: ‘Tra noi e voi è stato fissato un grande abisso. Era stato il ricco a scavare un abisso tra lui e Lazzaro durante la vita terrena e adesso, nella vita eterna, quell’abisso rimane”. “Siamo noi quando col nostro egoismo fissiamo degli abissi”, ha commentato il Papa a braccio.