Continuano (fino a domani), a Concesio (BS), i lavori del XV Colloquio Internazionale di Studio promosso dall’Istituto Paolo VI, dedicato al tema: “La questione di Dio in un’epoca di crisi. G.B. Montini e la cultura religiosa tra le due guerre mondiali”. Ad aprire i lavori Jörg Ernesti che ha trattato “La formazione liturgica nell’educazione cristiana: Montini e la recezione del movimento liturgico in Italia”. “La liturgia – ha detto il relatore – il cui amore nacque nel giovane Montini grazie all’oratoriano padre Giulio Bevilacqua e nell’incontro con la spiritualità benedettina – non rimase interesse privato, ma si manifestò appieno anche nel suo ministero, in primis quando divenne assistente ecclesiastico generale della Fuci, dove l’idea di comunità appresa dalla preghiera liturgica poté esprimersi al meglio”. La corrispondenza con gli studenti universitari, i professori, i sacerdoti assistenti dei circoli fucini della Penisola è stato l’oggetto della relazione di Simona Negruzzo, mentre la storica Eliana Versace, parlando di “Educazione alla fede, carità e cultura politica” ha descritto il ruolo di Montini educatore grazie alla testimonianza di un fucino, Ugo Piazza, che tra il 1929 e il 1933 tenne dei minuziosi diari sulla vita del Circolo romano, che permettono oggi “di aprire una nuova finestra” sulla realtà della Fuci negli anni montiniani. Il rettore della Lumsa, Francesco Bonini, dal canto suo, ha discusso il concetto di modernità, applicato anche alla vicenda del “modernismo” e si è soffermato su due nodi significativi: “il confronto con il liberalismo dottrinario e l’idealismo, anche in relazione con la questione romana, e il confronto con le varie declinazioni dell’idea corporativista e l’avvento dei totalitarismi. Ha quindi ripreso e contestualizzato l’affermazione di De Gasperi in ripetuti interventi su ‘L’Illustrazione Vaticana’, ‘tertium datur’, secondo cui, superando il liberalismo dottrinario e i totalitarismi, una idea e un programma di democrazia personalista pluralista germina dalla dottrina sociale e dalla riflessione filosofica di quello che si può definire un tomismo o un giusnaturalismo razionalizzato, come sicura base per le democrazie del secondo dopoguerra”. Dopo gli interventi di Cesare Repossi su Giovanni Papini e Domenico Giuliotti, due convertiti che furono stimati autori da parte di Montini, a chiudere questa seconda giornata è stato Massimo Borghesi con la relazione “Totalitarismo e democrazia. Montini e il pensiero cattolico degli anni ’20-’30”. “L’emergere del totalitarismo politico ha spiegato Borghesi – rappresenta un fenomeno del tutto nuovo, che compare sulla scena europea alla fine della prima guerra mondiale, e davanti al quale la Chiesa si trovò impreparata nel gestire una nuova morale come una nuova politica, se non appellandosi al Sillabo di Pio IX. Con la salita al potere di Mussolini il giovane Montini si interrogò sul concetto di nazionalismo, che può essere particolaristico oppure caratterizzato da una idea di nazione aperta all’universale. Egli contrappose ad un ‘sacro’ romano impero ‘il paradigma paolino-agostiniano’, nella ‘consapevolezza escatologica che il Regnum Dei non potrà mai coincidere con un impero terreno’. Questo dualismo escatologico portò Montini ad un netto rifiuto di ogni apologia del fascismo e di restaurazione del Sacrum imperium”. Il Colloquio si concluderà domani mattina con la relazione Il Demiurgo della tecnica e Madonna Economia: idoli, paradossi e redenzione della modernità di Tiziano Torresi, e le conclusioni del Segretario Generale dell’Istituto Paolo VI, prof. Xenio Toscani.