“Un referendum in queste condizioni di guerra è impossibile. E’ una messa in scena costruita solo per l’opinione pubblica interna alla Russia, per giustificare agli occhi del popolo russo questo intervento militare in Ucraina”. A parlare è don Oleh Ladnyuk, salesiano di base a Dnipro. E’ a bordo di un pulmino. Sta portando aiuti umanitari sui fronti più caldi del Donbass. Prima tappa a Bakhmut, nell’oblast di Donetsk, una delle zone più colpite dal conflitto. A causa dei bombardamenti, diverse aree residenziali sono state danneggiate. Poi da lì, raggiungerà Siversk ed un’altra cittadina della regione “completamente rasa al suolo. Siccome lì c’era una chiesa cattolica – spiega -, sto andando a vedere in che condizioni sta”. Ritornando al discorso dei referendum, il salesiano continua: “Parlando con la gente di qui, nel Donbass, ci dicono che nei territori occupati hanno preso tutti i maschi. Se entri a Donetsk e Lugansk, in queste città non vedi uomini. Il nostro timore è che questi referendum nei territori appena occupati come Kherson e Zaporizhia servano per reclutare tutti gli uomini ucraini e mandarli al fronte”. Risulta inoltre incomprensibile come possono organizzare un referendum sotto la guerra. “I combattimenti sono in corso. Le città sono distrutte”, racconta don Oleh. “Cosa faranno? Faranno più o meno la stessa cosa che hanno fatto in Crimea. Apriranno 1 o 2 scuole al massimo per tutta la città, metteranno i seggi, porteranno degli attori, cittadini filo russi, gente che non si capisce da dove arriva e girano un video per dimostrare all’Europa la correttezza del referendum. E basta. Non ci sarà più niente. Ma ripeto, questo referendum è fatto per l’opinione pubblica interna russa, perché stanno perdendo il consenso della gente, e per reclutare nuove forze nei territori occupati”. Riguardo alle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, occupate dal 2014, il salesiano parla di condizioni simili a quelle che si registrano in altre regioni come l’Ossetia del Sud per la Georgia e la Transnistria per la Moldova. “Le persone, in questi 8 anni – dice -, non hanno avuto la possibilità di ricevere una informazione libera dall’Ucraina e dall’Europa ma sono stati oggetto di una propaganda totale centrata sulla minaccia della Nato per la Russia. Una propaganda che non ha coinvolto solo i mezzi di comunicazione ma in modo pervasivo tutte le principali agenzie culturali, dall’uso nelle scuole della lingua russa, alla distruzione di tutti i libri ucraini. In Crimea, per esempio, sono proibiti i canti ucraini. E’ una strategia molto intelligente perché mira a distruggere non solo le case ma anche tutti i fondamenti di un popolo”. Diverso invece il discoro nei territori appena occupati dove “sono rimasti in maggioranza gli anziani e le persone che vogliono tornare in Russia”, spiega il salesiano. “Ma la maggioranza delle persone giovani, dagli insegnanti ai professionisti, hanno lasciato queste terre. Sicuramente chi è rimasto non dirà nulla contro questi Referendum perché se lo fanno, rischiano la vita. E quindi saranno anche obbligati ad andare a votare”. Sul pumino, con Oleh, ci sono altri salesiani. Sperano di riuscire anche ad evacuare alcune persone per portarle in luoghi più sicuri. I salesiani guardano con preoccupazione l’arrivo dell’inverno e sperano di poter continuare a portare alla gente che decide di rimanere, gli aiuti.