“In un mondo nel quale progresso e regresso si intrecciano, la Croce di Cristo rimane l’ancora di salvezza”. Lo ha detto il Papa nella parte conclusiva della catechesi dell’udienza genarle odierna, dedicata al suo recente viaggio in Kazakhstan in occasione del settimo Congresso dei Leaders delle religioni mondiali e tradizionali. Ricordando il suo incontro con la Chiesa locale, Francesco ha parlato di “una comunità di persone contente, gioiose, con entusiasmo. I cattolici sono pochi in quel Paese così vasto. Ma questa condizione, se vissuta con fede, può portare frutti evangelici”. Inoltre la scarsità numerica “invita a sviluppare le relazioni con i cristiani di altre confessioni, e anche la fraternità con tutti. Dunque – ha osservato il Papa -piccolo gregge, sì, ma aperto, non chiuso, non difensivo, aperto e fiducioso nell’azione dello Spirito Santo”. “Abbiamo ricordato – ha proseguito – quella parte grigia dei martiri di quel Popolo santo di Dio, uomini e donne che hanno sofferto tanto per la fede” nel lungo periodo della persecuzione, “assassinati, torturati, carcerati per la fede”, ha aggiunto a braccio.
“Con questo gregge piccolo ma gioioso abbiamo celebrato l’Eucaristia, sempre a Nur Sultan, nel piazzale di Expo 2017, circondato da architetture ultra-moderne. Era la festa della Santa Croce. E questo – ha sottolineato il Pontefice – ci fa riflettere: in un mondo nel quale progresso e regresso si intrecciano, la Croce di Cristo rimane l’ancora di salvezza: segno della speranza che non delude perché fondata sull’amore di Dio, misericordioso e fedele. A Lui va il nostro ringraziamento per questo viaggio, e la preghiera affinché esso sia ricco di frutti per il futuro del Kazakhstan e per la vita della Chiesa pellegrina in quella terra”.