Una dichiarazione di solidarietà con i “fratelli gesuiti”, poiché “sappiamo il grande servizio che prestate al popolo haitiano, in particolare alle persone in mobilità forzata, vittime del crescente impoverimento, della violenza e delle catastrofi legate alla crisi climatica”. È quella diffusa ieri dalla rete continentale latinoamericana Clamor, che si occupa di migranti, rifugiata e tratta, dopo che il Servizio gesuita ai migranti di Haiti è stato oggetto di un attacco in una delle sue case, situata a Ounaminteh, nel nord del Paese. Un gruppo di persone ha saccheggiato e distrutto le loro strutture. Dalla rete Clamor viene elevata una preghiera per i fratelli che hanno partecipato a questa azione violenta, perché “sono vittime del sistema che prevale ad Haiti, che degrada gli esseri umani e alimenta la violenza”.
“Siamo testimoni dell’amore che sentite e dell’alto apprezzamento della stragrande maggioranza degli haitiani per il lavoro che fate, motivo per cui questi eventi isolati sono il risultato della disperazione e della mancanza di politiche pubbliche che guidino tutti gli haitiani lungo i percorsi di sviluppo umano integrale”, conclude la nota, firmata dal presidente della rete Clamor, mons. Gustavo Rodríguez Vega, arcivescovo di Yucatán, e dal direttore, Elvy Monzant.