“Durante la pandemia di Covid-19 le 130 delegazioni consolari dell’Ue hanno permesso a 600mila persone di poter essere rimpatriate nell’Ue”. Allo stesso modo i cittadini europei sono stati assistiti nel corso della crisi afghana o dall’inizio dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Sono dati riferiti oggi dal commissario per la Giustizia, Didier Reynders, che ha dichiarato: “le norme dell’Ue sulla tutela consolare hanno fornito un’ancora di salvezza ai nostri cittadini nei momenti di bisogno e hanno mostrato una vera solidarietà tra gli Stati membri dell’Ue”. Secondo le norme in vigore, infatti, i cittadini Ue che si trovano in Paesi in cui il proprio Stato non ha una rappresentanza, possono essere aiutati dall’ambasciata di un altro Paese Ue in casi specifici. La relazione pubblicata oggi dalla Commissione sulle norme Ue in materia consolare mette in evidenza alcuni miglioramenti necessari “per facilitare e rafforzare ulteriormente l’esercizio dei diritti di cittadinanza dell’Ue”: per esempio, “razionalizzare le norme”, migliorare lo scambio di informazioni tra gli Stati membri, chiarire lo status delle persone vulnerabili (donne incinte, minori non accompagnati, persone con disabilità). Sebbene gli Stati restino i responsabili delle procedure della tutela consolare, la relazione nota che “si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di conferire alle delegazioni dell’Ue il potere di interagire più direttamente con i cittadini dell’Ue in alcuni casi, su richiesta degli Stati membri”.