Si è celebrata ieri, in tutto il Cile, la festa dell’indipendenza. In tutte le diocesi la messa è stata accompagnata dalla preghiera del Te Deum. Molti, nelle omelie dei vescovi, i riferimenti alla festività e alla situazione sociale e politica del Paese, attraversato da continue tensioni, anche dopo la bocciatura della nuova Costituzione da parte dei cittadini. A Santiago del Cile, il cardinale arcivescovo Celestino Aós Braco, presidente della Conferenza episcopale cilena, ha affermato che “la libertà religiosa è un diritto di ogni essere umano. L’ostilità o il disprezzo per la religione non è un sano secolarismo, ma un secolarismo settario. Né come cittadino, né come membro della Chiesa voglio o chiedo privilegi, ma voglio, come tutti i cittadini, essere ascoltato e collaborare e lavorare per il bene comune, per la pace, la solidarietà, la giustizia e la speranza. E non si deve confondere l’impegno politico con l’azione di parte”. “Alla fine della nostra vita su questa terra – ha proseguito il porporato – saremo esaminati per amore, dov’è tuo fratello? cosa hai fatto per tuo fratello? Il numero di quanti sono stati coinvolti nel voto al plebiscito è già un dato forte; ma la partecipazione politica non finisce qui. I laici cristiani devono essere coinvolti nella politica, perché è una forma eccelsa di carità poiché si occupa del bene comune. Lavorare per il bene comune è un dovere dei cristiani”. E, rivolgendo un invito a non ricorrere alla violenza, ha concluso: “Insieme dobbiamo costruire tutti il Cile, un Paese di fratelli, dove nessuno è rimasto indietro e nessuno è emarginato”.
Sulle preoccupazioni per le manifestazioni di violenza, che non cessano, è intervenuto anche mons. Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción e vicepresidente della Conferenza episcopale: “Non posso non menzionare con tristezza e angoscia gli alti livelli di violenza in cui siamo coinvolti. Porremo fine alla violenza e costruiremo una vera democrazia se ognuno di noi si sforza di promuovere una società in cui il dialogo prevale sulla violenza, gli aspetti etici prevalgono su quelli tecnici, i valori e le cose spirituali hanno la precedenza sulle cose materiali e la dignità della persona viene prima di tutto e al di al di sopra dell’ideologia di ciascuno. Il Cile ha conosciuto delle crisi lungo tutta la sua storia, ed è riuscito a uscirne”. Mons. Chomali ha espresso preoccupazione anche per la qualità del lavoro e per i giovani, definiti “la mia grande preoccupazione”. Infatti, “il Paese è cresciuto molto economicamente, ma molti giovani sono soli, si sentono soli, le manifestazioni di rabbia che vediamo ogni giorno in molti di loro altro non sono che l’effetto dell’abbandono in cui si trovano. Tra loro c’è un gran numero che non vede l’orizzonte del futuro nelle proprie giornate e non si sente parte della società”.