“Valorizzare la bodypositivity e condannare il body shaming è sacrosanto se intesi come ‘inclusività’ e guerra alla discriminazione del ‘diverso’, del non allineato ai canoni estetici mainstream. Ma per nessuna ragione dobbiamo far passare il messaggio che l’obesità vada considerata come una condizione ‘normale’, addirittura alternativa alla magrezza eccessiva o al normopeso. In questo campo ‘uno non è uguale a uno’. L’obesità è una patologia cronica, una malattia di per sé che potenzia e si tira dietro una serie di altri fattori di rischio, dall’ipertensione, alle dislipidemie, al diabete, contribuendo attivamente ad aprire la strada a molte altre malattie”. A mettere in guardia dai “messaggi fuorvianti di pubblicità e social” è la Siprec (Società italiana di prevenzione cardiovascolare), per voce del suo presidente Massimo Volpe. “Non ci stancheremo mai di ribadire – afferma Volpe — che i chili di troppo, sia quando configurano ‘sovrappeso,’ che ‘obesità’, vanno considerati una malattia vera e propria, oltre che un importante fattore di rischio per tante altre patologie”. In linea con la sua mission di combattere tutti i fattori di rischio cardiovascolari, la Siprec si è occupata in maniera approfondita di obesità, attraverso un apposito documento di oltre 100 pagine (“Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica”) pubblicato quest’anno e discusso al congresso nazionale che si chiude domani a Napoli.
“L’obesità e il sovrappeso – prosegue Volpe – vanno affrontate e trattate già nei bambini e negli adolescenti, senza perdere tempo. Bisogna entrare nell’ordine di idee che non solo l’obesità, ma anche il sovrappeso fa male. Guai dunque a far passare il messaggio che qualche chilo di troppo è accettabile. Meno che mai pensare che l’obesità sia una condizione ‘normale’. Invitiamo dunque le mamme a non pensare che un figlio un po’ in sovrappeso scoppi di salute, mentre quello magrolino sia fragile e predisposto alle malattie”.