“Le comunità cristiane, in particolare il seminario, siano scuole di sincerità: non ambienti rigidi e formali, ma palestre di verità, di apertura e di condivisione”. È l’appello del Papa, che nella parte finale del discorso rivolto ai vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi, ai consacrati, ai seminaristi e agli operatori pastorali ha sottolineato come “nelle nostre comunità siamo tutti discepoli del Signore: tutti discepoli, tutti essenziali, tutti di pari dignità”. “Va dato spazio ai laici”, l’invito: “vi farà bene, perché le comunità non si irrigidiscano e non si clericalizzino”. “Una Chiesa sinodale, in cammino verso il futuro dello Spirito, è una Chiesa partecipativa e corresponsabile”, ha spiegato Francesco: “È una Chiesa capace di uscire incontro al mondo perché allenata nella comunione”. “L’apertura, la gioia e la condivisione sono i segni della Chiesa delle origini: e sono anche i segni della Chiesa del futuro”, l’identikit del Papa: “Sogniamo e, con la grazia di Dio, edifichiamo una Chiesa più abitata dalla letizia del Risorto, che respinga paure e lamentele, che non si lasci irrigidire da dogmatismi e moralismi”. Come hanno fatto i “grandi testimoni della fede di questo Paese”, ha detto Francesco citando in particolare il beato Bukowiński, “un sacerdote che spese l’esistenza per curare gli ammalati, i bisognosi e gli emarginati, pagando sulla propria pelle la fedeltà al Vangelo con la prigione e i lavori forzati”: “Mi hanno detto che, ancora prima della beatificazione, sulla sua tomba c’erano sempre fiori freschi e una candela accesa. È la conferma che il popolo di Dio sa riconoscere dove c’è la santità, dove c’è un pastore innamorato del Vangelo”. “Questa è la nostra missione”, le parole rivolte in modo speciale ai vescovi e ai sacerdoti: “non essere amministratori del sacro o gendarmi preoccupati di far rispettare le norme religiose, ma pastori vicini alla gente, icone vive del cuore compassionevole di Cristo”. Infine, la citazione dei martiri greco-cattolici, il vescovo mons. Budka, il sacerdote don Zarizky e Gertrude Detzel, di cui si è aperto il processo di beatificazione: “Vi sono vicino e vi incoraggio: vivete con gioia questa eredità e testimoniatela con generosità, perché quanti incontrate possano percepire che c’è una promessa di speranza rivolta anche a loro”.