“Le più alte aspirazioni umane non possono venire escluse dalla vita pubblica e relegate al solo ambito privato”. Ne è convinto il Papa, che nel suo ultimo discorso in Kazakhstan, pronunciato nel Palazzo dell’Indipendenza di Nur-Sultan, dopo la lettura della Dichiarazione finale a conclusione del Congresso delle religioni mondiali e tradizionali, ha pronunciato un “no” riguardo alla “separazione tra politica e trascendenza”. “Quante persone, ancora oggi sono perseguitate e discriminate per la loro fede!”, la denuncia di Francesco, che riferendosi al documento finale siglato a Nur-Sultan ha reso noto: “Abbiamo chiesto con forza ai governi e alle organizzazioni internazionali competenti di assistere i gruppi religiosi e le comunità etniche che hanno subito violazioni dei loro diritti umani e delle loro libertà fondamentali, e violenze da parte di estremisti e terroristi, anche come conseguenze di guerre e conflitti militari”. “Occorre soprattutto impegnarsi perché la libertà religiosa non sia un concetto astratto, ma un diritto concreto”, l’invito ai presenti: “Difendiamo per tutti il diritto alla religione, alla speranza, alla bellezza: al cielo. Perché non solo il Kazakhstan, come proclama il suo inno, è un ‘dorato sole nel cielo’, ma ogni essere umano: ciascun uomo e donna, nella sua irripetibile unicità, se a contatto con il divino, può irradiare una luce particolare sulla terra. Perciò la Chiesa cattolica, che non si stanca di annunciare la dignità inviolabile di ogni persona, creata a immagine di Dio, crede anche nell’unità della famiglia umana”.