“Nella grande battaglia spirituale che abita la storia fino alla fine, Dio non annienta le bassezze che l’uomo liberamente insegue: i serpenti velenosi non scompaiono, ci sono ancora, stanno in agguato, possono sempre mordere”. A lanciare il grido d’allarme è stato il Papa, nell’omelia della Messa presieduta all’Expo Grounds di Nur-Sultan, secondo momento pubblico della seconda giornata in Kazakhstan. Di fronte ai morsi dei serpenti velenosi, ha proseguito Francesco, la “svolta” è rappresentata dal “serpente che salva: Gesù che, elevato sull’asta della croce, non permette ai serpenti velenosi che ci assalgono di condurci alla morte”. “Di fronte alle nostre bassezze, Dio ci dona un’altezza nuova”, ha spiegato il Papa: “se teniamo lo sguardo rivolto a Gesù, i morsi del male non possono più dominarci, perché lui, sulla croce, ha preso su di sé il veleno del peccato e della morte e ne ha sconfitto la potenza distruttiva. Ecco che cosa ha fatto il Padre dinanzi al dilagare del male nel mondo; ci ha dato Gesù, che si è fatto vicino a noi come non avremmo mai potuto immaginare. Questa è l’infinita grandezza della divina misericordia: Gesù che si è ‘fatto peccato’ a nostro favore, Gesù che sulla croce – potremmo dire – ‘si è fatto serpente’ affinché, guardando a lui, possiamo resistere ai morsi velenosi dei serpenti maligni che ci assalgono”.