“Fino a quando continueranno a imperversare disparità e ingiustizie, non potranno cessare virus peggiori del Covid: quelli dell’odio, della violenza, del terrorismo”. E’ la prima sfida additata ai credenti dal Papa, nel suo discorso al Congresso dei leader religiosi mondiali e tradizionali, a Nur-Sultan. “Prendersi cura dell’umanità in tutte le sue dimensioni, diventando artigiani di comunione, testimoni di una collaborazione che superi gli steccati delle proprie appartenenze comunitarie, etniche, nazionali e religiose”, l’appello di Francesco, secondo il quale occorre iniziare “dall’ascolto dei più deboli, dal dare voce ai più fragili, dal farsi eco di una solidarietà globale che in primo luogo riguardi loro, i poveri, i bisognosi che più hanno sofferto la pandemia, la quale ha fatto prepotentemente emergere l’iniquità delle disuguaglianze planetarie”. “Quanti, oggi ancora, non hanno facile accesso ai vaccini! “, ha esclamato il Papa: “Stiamo dalla loro parte, non dalla parte di chi ha di più e dà di meno; diventiamo coscienze profetiche e coraggiose, facciamoci prossimi a tutti ma specialmente ai troppi dimenticati di oggi, agli emarginati, alle fasce più deboli e povere della società, a coloro che soffrono di nascosto e in silenzio, lontano dai riflettori”. Francesco ha definito la sua proposta “un percorso di guarigione per le nostre società”: “Sì, perché è proprio l’indigenza a permettere il dilagare di epidemie e di altri grandi mali che prosperano sui terreni del disagio e delle disuguaglianze. Il maggior fattore di rischio dei nostri tempi permane la povertà”.