Un Paese caratterizzato dalle “note di due anime, quella asiatica e quella europea, che ne fanno una permanente missione di collegamento tra due continenti, un ponte fra l’Europa e l’Asia, un anello di congiunzione tra Oriente e Occidente”. Così il Papa ha definito il Kazakhstan, nel suo primo discorso del suo 38° viaggio apostolico, rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico. Secondo Francesco, “la fonte del successo è l’unità: i circa centocinquanta gruppi etnici e le più di ottanta lingue presenti nel Paese, con storie, tradizioni culturali e religiose variegate, compongono una sinfonia straordinaria e fanno del Kazakhstan un laboratorio multi-etnico, multi-culturale e multi-religioso unico, rivelandone la peculiare vocazione, quella di essere Paese dell’incontro. Sono qui per sottolineare l’importanza e l’urgenza di tale aspetto, al quale sono chiamate a contribuire in modo particolare le religioni; perciò avrò l’onore di prendere parte al settimo Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali”. “Una laicità sana, che riconosca il ruolo prezioso e insostituibile della religione e contrasti l’estremismo che la corrode, rappresenta una condizione essenziale per il trattamento equo di ogni cittadino, oltre che per favorire il senso di appartenenza al Paese da parte di tutte le sue componenti etniche, linguistiche, culturali e religiose”, l’indicazione di rotta del Papa, che ha citato la Costituzione del Kazakhstan, Paese laico che “prevede la libertà di religione e di credo”. Le religioni, infatti, “mentre svolgono il ruolo insostituibile di ricercare e testimoniare l’Assoluto, necessitano della libertà di esprimersi. E dunque la libertà religiosa costituisce l’alveo migliore per la convivenza civile”. “È un bisogno inscritto nel nome di questo popolo, nella parola ‘kazako’, che evoca proprio il camminare libero e indipendente”, ha commentato Francesco: “La tutela della libertà, aspirazione scritta nel cuore di ogni uomo, unica condizione perché l’incontro tra le persone e i gruppi sia reale e non artificiale, si traduce nella società civile principalmente attraverso il riconoscimento dei diritti, accompagnati dai doveri”. Di qui l’apprezzamento del Santo Padre “per l’affermazione del valore della vita umana attraverso l’abolizione della pena di morte, in nome del diritto alla speranza per ciascun essere umano. Accanto a ciò, è importante garantire le libertà di pensiero, di coscienza e di espressione, per dare spazio al ruolo unico e paritario che ognuno riveste per l’insieme”.