“In questa terra, percorsa fin dall’antichità da grandi spostamenti di popoli, il ricordo della sofferenza e delle prove sperimentate sia un bagaglio indispensabile per incamminarsi verso l’avvenire mettendo al primo posto la dignità dell’uomo, di ogni uomo, e di ogni gruppo etnico, sociale, religioso”. È l’appello del Papa, nel primo discorso in Kakakhistan, pronunciato nella Qazaq Concert Hall di Nur-al-Sultan. “La memoria del Kazakhstan, che Papa Giovanni Paolo II, qui pellegrino, definì ‘terra di martiri e di credenti, terra di deportati e di eroi, terra di pensatori e di artisti,’ reca impressa una gloriosa storia di cultura, umanità e sofferenza”. “Come non ricordare, in particolare, i campi di prigionia e le deportazioni di massa che hanno visto nelle città e nelle sconfinate steppe di queste regioni l’oppressione di tante popolazioni?”, ha esclamato Francesco: “Ma i kazaki non si sono lasciati imprigionare da questi soprusi: dalla memoria della reclusione è fiorita la cura per l’inclusione”.