“Il Mediterraneo torna ad essere una tomba, un cimitero, questa volta di due bambini in fuga annegati, insieme a un giovane e a due adulti”. Lo afferma oggi la Fondazione Migrantes. “Erano siriani e nessuno può negare che avevano diritto alla protezione internazionale. Non sappiamo ancora se esiste un legame familiare tra queste persone”. Queste immagini drammatiche, prosegue la Fondazione Cei, “chiedono un rinnovato impegno e non un blocco delle azioni di salvataggio in mare; chiedono un’azione congiunta tra le navi di soccorso delle Ong e le navi e gli aerei militari dei Paesi europei; chiedono un’azione europea in Libia per prevedere canali umanitari e legali per chi abbia diritto a una forma di protezione internazionale. Troppe parole si spendono mentre troppi morti si accumulano in fondo al mare”. La Fondazione Migrantes auspica “da subito un permesso di protezione internazionale per i 26 sopravvissuti; un rinnovato impegno politico e civile a favore di chi chiede e ha diritto a una protezione internazionale, perché questo diritto non finisca in fondo al mare, negato, con nuove vittime innocenti. Una democrazia non può accettare che diritti fondamentali, come il diritto d’asilo, siano calpestati e ignorati”.