“Tutti speravamo nell’arrivo di Papa Francesco ma abbiamo saputo che per problemi di salute non può venire. La visita quindi del cardinale Konrad Krajewski ci darà forza, è un segno che ci dice che il Papa ci è vicino, ha quindi un grande significato”. Raggiunto oggi telefonicamente dal Sir è don Grygoriy Semenkov, cancelliere della diocesi latina di Kharkiv-Zaporizhzhia, a descrivere il clima con cui la diocesi cattolica di Kharkiv, che si trova nella parte più orientale del Paese, al confine con la Russia, si appresta ad accogliere il card. Krajewski, prefetto del Dicastero per il Servizio della Carità. Si tratta della quarta missione per il cardinale incaricato da Francesco di “mostrare la sua vicinanza e il suo sostegno ad un popolo in grave sofferenza” ma è la prima volta – sottolineano in diocesi – che “l’elemosiniere del Papa si spinge fino a Kharkiv”. Il viaggio ha infatti come destinazione le zone di Odessa, Žytomyr, Kharkiv ma anche altre località dell’est dell’Ucraina. L’arrivo del cardinale giunge in un momento cruciale per la città di Kharkiv. “Ieri sera intorno alle 21 – racconta don Semenkov – hanno bombardato una centralina dell’elettricità e la città è rimasta per tutta la notte senza luce. È tornata questa mattina presto. Hanno bombardato un palazzo. Una persona è morta e tre sono rimaste ferite. Ma tutta la mattina, dalle 6.30 alle 9, abbiamo sentito continui bombardamenti”. Le notizie che arrivano dalle città e dai villaggi liberati, “provocano nella popolazione di Kharkiv grande gioia, perché in qualche modo sono notizie che fanno pregustare una vittoria”, dice il sacerdote. “Ma questi bombardamenti continui fanno paura. Siamo vicini alla frontiera russa e questa vicinanza ci fa temere sempre il peggio. Tre giorni fa, per esempio, il centro della città è stato fortemente bombardato. Hanno colpito una scuola, un centro sportivo. Ma ogni giorno succede”. La gente pertanto vive ancora sotto la metropolitana ma “arrivano anche notizie dalla Polonia che ci dicono che ieri, per esempio, c’erano 12 chilometri di fila di macchine che stanno tornando indietro in Ucraina, quando hanno saputo che stanno liberando i territori occupati, ma la situazione non è ancora sicura, soprattutto qui ad Kharkiv”.