“Alla vigilia delle imminenti elezioni si è riaperta una vecchia disputa intorno al peso/rilevanza dei cattolici nella politica italiana. Non ci è dato qui di tematizzare la questione. Ci limitiamo a marcare le distanze da due opposti approcci: quello di chi coltiva una sterile nostalgia per un tempo rappresentato (assai approssimativamente) come segnato dalla ‘egemonia cattolica’ e comunque da una sostanziale unità politica dei cattolici, oggi non più riproponibile; o quello di chi, all’opposto, teorizza la pratica insignificanza di una ispirazione cristiana nell’azione politica”. Inizia così un documento, firmato da una cinquantina di personalità del mondo cattolico a vario titolo impegnate nel sociale, nella cultura, nella politica, con “spunti per un discernimento” in vista del 25 settembre. “Ci riconosciamo semmai – scrivono – nel cenno riservato alla questione da parte del cardinale Parolin, secondo il quale la politica vanta una sua autonomia che va onorata e dunque i cattolici, come singoli o come gruppi, possono e devono liberamente e laicamente aggregarsi su base politica (non confessionale) senza tuttavia rinunciare – così Parolin – a una loro originale istanza profetica. La quale, sia chiaro, può generare orientamenti politici e militanze diverse. A ben vedere non tutti compatibili con una pregnante ispirazione cristiana”.
Tra i firmatari figurano: Luigino Bruni, Emiliano Manfredonia, Savino Pezzotta, don Luigi Ciotti, Piero Grasso, don Virginio Colmegna, Rosy Bindi, Guido Formigoni, Fulvio De Giorgi, Franco Monaco, Paolo Corsini, Vannino Chiti, Emanuele Rossi, Roberto Zaccaria, Lucio Romano, Alessandro Castegnaro.