“Soltanto Dio restituisce respiro ad una vita che boccheggia, soffocata dalla tristezza e dalla noia! Per questo la vita dei credenti non può che essere una boccata di ossigeno per tutta la comunità degli uomini e delle donne”. È questo l’augurio che, mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti, ha formulato alla chiesa di Rieti, ieri sera, nel suo saluto alla diocesi prima di “andare a servire” quella di Verona, dove è atteso per il 1° ottobre. Un settennato quello di mons. Pompili che, scrive il settimanale diocesano Frontiera (www.frontierarieti.com) che si conclude “non senza rimpianti, ma si vuol ribadire che non è una persona, ma una comunità a portare avanti il cammino della Chiesa locale”. Lo ha detto chiaramente il vescovo, prendendo spunto dal brano evangelico in cui Gesù, dialogando con la samaritana, afferma il superamento totale delle diatribe sui templi e il principio per cui Dio va adorato “in spirito e verità”. La Chiesa, ha sottolineato mons. Pompili, “fa in fondo quello che ha fatto il Cristo stesso in quell’incontro con l’anonima donna al pozzo di Giacobbe: offrire l’acqua che disseta. La Chiesa infatti “serve ad indicare Gesù che col suo Vangelo ci rende persuasi della sete ardente che c’è dentro ciascuno di noi e cerchiamo di spegnere con acque spurie, mentre l’acqua nascosta della vita è Dio, senza del quale siamo a rischio di disidratazione”. Una missione che il vescovo ricorda alla chiesa reatina: insegnare la vera “adorazione” di Dio. Pompili, al riguardo, ha ricordato l’etimologia della parola: “Ad-orare è portare il dito alla bocca, come quando si perde la parola di fronte a un panorama mozzafiato o ad una situazione sorprendente. Questa è la fede: credere è perdere la parola e sentirsi avvolti da una presenza benevola che ci dà la possibilità di vivere esperienze di tenerezza e di cura”. Che è stato l’orientamento dell’episcopato di mons. Pompili a Rieti: “In questi anni tante volte ho toccato con mano che laddove esiste tenerezza e cura (pensiamo al lavoro, alla scuola, alla salute, allo sport) là Dio si fa spazio e rende percepibile la sua voce. La Chiesa quando non si limita a ripetere le verità da credere, entra nel vissuto delle persone e lo trasforma”. E “adorare Dio in spirito in verità”, ha concluso il presule, significa proprio questo dare senso pieno alla vita: “Soltanto Dio restituisce respiro ad una vita che boccheggia, soffocata dalla tristezza e dalla noia! Per questo la vita dei credenti non può che essere una boccata di ossigeno per tutta la comunità degli uomini e delle donne”. Da qui il saluto e l’augurio di mons. Pompili fatto “con la stessa persuasione di sempre dai tempi in cui ero parroco a Vallepietra (piccolo centro laziale situato nei Monti Simbruini, ndr.) attraverso una citazione di Simon Weil, la stessa che usò nel concludere il servizio parrocchiale lì: “Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio… Così pure la prova che un bambino sa fare una divisione non sta nel ripetere la regola; sta nel fatto che fa le divisioni”.