Dopo gli “intensi i giorni” che i pellegrini di Antonio 20-22 hanno vissuto ad Assisi e nel nord dell’Umbria nell’ultima settimana – accompagnati da padre Antonio Ramina, rettore della Pontificia basilica di Sant’Antonio di Padova, e da padre Massimiliano Patassini, direttore responsabile delle riviste del Messaggero di Sant’Antonio –, da domani, martedì 13 settembre, la staffetta della reliquia del Santo taumaturgo portata in uno zaino raggiungerà la Toscana, con l’arrivo della tappa che partirà da Citerna (Perugia) all’eremo francescano di Montecasale nel Comune di Sansepolcro (Arezzo), fondato nel 1213 da Francesco che lo ricevette in dono dal vescovo di Città di Castello. È qui che accadde, secondo le cronache, l’incontro del santo assisiate che accolse benevolmente i famigerati briganti che infestavano la zona. Da qui il cammino farà via via tappa in una serie di eremi toscani dove è attestato il passaggio 800 anni fa anche di sant’Antonio, allora giovane frate in cammino partito dalla Sicilia alla volta di Padova, seguendo quello che era all’epoca la strada privilegiata dai pellegrini per trovare durante il viaggio ospitalità e ristoro: l’eremo di Cerbaiolo (tappa Montecasale-Cerbaiolo, 14/09); di La Verna, altro luogo simbolo del francescanesimo, dove 800 anni fa Antonio visse per alcuni mesi (lo ricorda una targa) e dove san Francesco ricevette le stimmate il 17 settembre nel 1224 (tappa Cerbaiolo-La Verna, 15/09); di Badia Prataglia, antica abbazia fondata dai Benedettini alla fine del X secolo e in seguito passata ai Camaldolesi (tappa La Verna-Badia Prataglia, 16/09); il monastero di Camaldoli fondato verso l’anno 1025 dal monaco san Romualdo di Ravenna ispirandosi alla spiritualità dei padri del deserto (tappa Badia Prataglia-Camaldoli, 17/09). Da La Verna, inoltre, i pellegrini di Antonio 20-22 inizieranno a seguire il percorso ufficiale del “Lungo Cammino di Sant’Antonio” che arriva fino a Camposampiero (Padova), 436 km totali, dove il Santo passò gli ultimi giorni della sua vita terrena, illustrato nel dettaglio nell’omonima guida in coedizione Terredimezzo e Messaggero Padova. Il cammino toscano che seguirà la staffetta di Antonio 20-22, viene spiegato in una nota, è particolarmente affascinante anche sotto il profilo naturalistico, immergendosi nelle aree naturalistiche del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, tra Toscana ed Emilia Romagna, con alcuni siti divenuti nel 2017 patrimonio Unesco come quello delle faggete vetuste del Parco Nazionale e la Riserva Integrale di Sasso Fratino. All’interno del parco insistono le località di La Verna, Badia Prataglia, Camaldoli, Prati della Burraia, Castagno d’Andrea e San Benedetto in Alpe. Le ultime tre sono le tappe più dure per dislivello del cammino antoniano in Toscana e le seconde rispetto al cammino da Capo Milazzo. Sull’Appennino tosco-romagnolo La Castagno d’Andrea-San Benedetto in Alpe, del 21 settembre, è la tappa con maggiore dislivello in quanto a discesa: 1.173 metri, contro i “soli” 972 di salita. Il Monte Falterona, tra Prati alla Burraia e Castagno d’Andrea, con i suoi 1.643 metri che verranno toccati martedì 20 settembre, è la “Cima Coppi”, per così dire, ovvero il punto più alto dell’intero percorso antoniano di 92 tappe. Con l’arrivo di tappa a San Benedetto in Alpe, frazione del comune di Portico e San Benedetto (Forlì-Cesena), la staffetta entrerà in Emilia Romagna.