“La diplomazia della Santa Sede non è legata a uno Stato ma a una realtà di diritto internazionale che non ha interessi politici, economici, militari. Si pone al servizio del vescovo di Roma, che è il pastore della Chiesa universale”. Così il segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, nell’intervista pubblicata sull’ultimo numero della rivista Limes dal titolo “La Guerra Grande“, a cura di Lucio Caracciolo e Guglielmo Gallone, e rilanciata da Vatican News.
Dalla diplomazia della Santa Sede, universale perché i “rappresentanti pontifici provengono dalle Chiese locali di tutto il mondo” e con una “chiara funzione ecclesiale”, alla geopolitica, “indispensabile per esercitare il più efficacemente possibile la professione diplomatica”. Dal ruolo internazionale di Papa Francesco, simbolo insieme ai suoi predecessori di “una Chiesa meno eurocentrica» e di «uno sguardo multilaterale rispetto ai problemi internazionali”, alla lunga attività diplomatica del card. Parolin, per cui “ringrazio Dio che, nelle varie situazioni in cui mi sono trovato, mi ha dato la grazia, nonostante debolezze e limiti, di poter accompagnare la missione diplomatica con la testimonianza sacerdotale”. Fino ad arrivare al carattere universale della Chiesa all’interno di un mondo complesso e frammentato, caratterizzato da quella “terza guerra mondiale a pezzetti” di cui il Papa, da anni, continua a parlare.