È finita la lunga battaglia legale dei genitori di Archie Battersbee, il ragazzino di dodici anni, in coma da quanto è stato trovato con una corda attorno al collo, forse dopo una tragica sfida online con gli amici.
La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha, infatti, confermato le sentenze dei tribunali britannici che autorizzano i medici curanti al “Royal London Hospital” di Londra a staccare la spina del respiratore artificiale che tiene in vita Archie.
Ora la famiglia chiede di poter trasferire il ragazzino in un hospice, “lontano dal caos e dal rumore dell’ospedale perché possa trascorrere un po’ di tempo con noi”.
A decidere se i genitori Hollie Dance e Paul Battersbee avranno quella quiete tanto desiderata sarà l’Alta Corte alla quale i genitori hanno dovuto fare ricorso. La “Barts Health NHS Trust”, l’autorità sanitaria che gestisce l’ospedale dove si trova Archie, il “Royal London Hospital”, li aveva avvertiti che, se non coinvolgevano il tribunale di ultima istanza britannico, entro le 10 ora italiana di ieri, la spina sarebbe stata staccata a mezzogiorno.
Da mesi i medici curanti del ragazzino lo ritengono morto dal punto di vista cerebrale, dopo una risonanza magnetica che avrebbe accertato questa sua condizione.
Un punto di vista opposto a quello della mamma che ha sempre detto che Archie apre gli occhi, piange, le stringe la mano e che ha registrato un video dove il ragazzino respirerebbe, in modo autonomo, anche se soltanto per qualche secondo.