Diocesi: Trento, oggi saluto a don Ivan Maffeis e il dono di un pastorale in semplice legno d’ulivo per il suo ministero episcopale a Perugia-Città della Pieve

Un pastorale in semplice legno d’ulivo, segno dello spirito umile con cui si avvicina al nuovo servizio pastorale e del legame con la terra trentina e in particolare la sua val Rendena. È il dono di tutta la Chiesa di Trento, per mano dell’arcivescovo Lauro Tisi e dell’emerito Luigi Bressan, a don Ivan Maffeis, nominato arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, salutato oggi dalle comunità roveretane di cui era parroco da soli 22 mesi, nel giorno della festa patronale dell’Ausiliatrice. Nella chiesa di San Marco, gremita di fedeli, l’arcivescovo Tisi ha ricordato le comuni origini rendenere con don Ivan e il percorso condiviso, fin dai primi anni di scuola, nell’amicizia. “Nella comunione dei Santi – ha detto mons. Tisi – ti affidiamo alla tua mamma Licia, al papà Santo, al fratello Marco”.
“L’uomo della croce – ha affermato mons. Tisi, nell’omelia – continua anche oggi ad essere crocifisso dai sacerdoti di un sistema-vita dove, a dettare il passo, sono le categorie dell’utile, del funzionale, del profitto”. “Non è forse vero – ha provocato il presule, parlando a braccio – che le procedure, la burocrazia, il fattore economico vengono spesso prima dell’uomo? Non è forse vero che la danza dell’ego ci sta prosciugando le energie per vivere?”. Di qui l’augurio al nuovo pastore prossimo all’ordinazione, l’11 settembre, a Perugia: “Caro don Ivan, ti auguro, nel tuo futuro ministero episcopale, di aiutare la tua nuova diocesi a smascherare i fattori che avvelenano il pozzo della vita e che tolgono il respiro”.
“In questo anno e mezzo – ha riconosciuto mons. Tisi –, don Ivan ha varcato più di duecentocinquanta porte di roveretani (tanti sono stati i funerali da lui celebrati, n.d.r.) visitati dalla malattia e dalla morte, ha toccato quelle lacrime e raccolto dolori incredibili e oggi questo è il tesoro prezioso che porta con sé a Perugia“. “Con lui abbiamo condiviso questo fatto: quando lasci il mondo narrato dai social e incontri la persona in carne e ossa, trovi la vita. Trovi che l’uomo è fatto di lacrime, sorrisi, persone, ripartenze e di una mano amica che nell’ora della tragedia ti dice: sono qui. Questa è la realtà che batte tutte le narrazioni fittizie”. Di qui l’augurio di mons. Tisi a don Ivan e a tutta la Chiesa di Trento, “quello di porsi davanti al crocifisso e contemplare questo Dio che disarciona tutte le teologie. Più scruto gli occhi del crocifisso e più vedo in lui una realtà che riscatta dalla barbarie e consegna le chiavi per stare in una vita fatta di lacrime, sorrisi e abbracci”.
Dopo la comunione, il dono del pastorale introdotto dal vescovo emerito Bressan che ha ricordato il servizio di don Ivan come parroco, uomo a servizio delle comunicazioni sociali della diocesi e poi a Roma. “Lo ha voluto avere in legno perché più vicino all’immagine del pastore, guida umile che non attira a sé, ma rinvia all’unico Signore che è Gesù”. A don Ivan anche il dono di un anello pastorale ‘feriale’ (quello ufficiale sarà donato dalla Diocesi di Perugia) da parte della famiglia di Vita Trentina Editrice (da lui diretta) e degli amici della Curia diocesana.

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