“I veri nodi della questione politica” sono “le problematiche del lavoro e dello sviluppo economico, della famiglia, della scuola e dell’Università, della malasanità, dello sperpero delle risorse pubbliche, della carenza di infrastrutture, il persistente divario tra Nord e Sud del Paese, i temi dell’ambiente”: a “citare alcuni dei più scottanti capitoli” in una riflessione è don Piero Sapienza, direttore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro di Catania, in vista delle prossime elezioni politiche. Il sacerdote ricorda alcune osservazioni di don Luigi Sturzo, il cui pensiero era attraversato da una profonda tensione etica: “Anche nel turbinio della politica e nella passionalità della lotta elettorale, ognuno di noi, perché uomo e perché cristiano, è chiamato ad essere fedele: fedele alla verità, evitando menzogne così facili a venire sulla bocca in tempo di lotta; evitando ingiurie e accuse infondate e gelosie fra gli stessi colleghi e collegati e frodi che si credono legittime e insidie che sono stimate regole del gioco (si intende del gioco elettorale)”. Don Sapienza invita a confrontare queste parole con ciò che si legge nel documento della Cei “Educare alla legalità”: “Chi ha responsabilità politiche e amministrative abbia sommamente a cuore alcune virtù, come il disinteresse personale, la lealtà dei rapporti umani, il rispetto della dignità degli altri, il senso della giustizia, il rifiuto della menzogna e della calunnia come strumento di lotta contro gli avversari, e magari anche contro chi si definisce impropriamente amico, la fortezza per non cedere al ricatto del potente, la carità per assumere come proprie le necessità del prossimo, con chiara predilezione per gli ultimi”. Il direttore dell’Ufficio diocesano definisce queste affermazioni come “una sorta di decalogo del politico, che ogni interessato dovrebbe tenere sempre presente nella sua attività pubblica, come un forte punto di riferimento valoriale dal quale non deve mai transigere”. Il sacerdote ricorda poi le parole di padre Sorge sulla coerenza morale di chi è impegnato in politica: “Come potrebbe la gente avere il senso dello Stato, della legalità e del bene comune, quando i governanti sono i primi a fare i propri interessi, a cancellare per legge i reati per i quali dovrebbero essere condannati, a concedere sanatorie e condoni che finiscono col premiare i disonesti?”. In definitiva, evidenzia don Sapienza, “la stessa politica, gestita in questo modo da simili personaggi, perde di credibilità e allontana i cittadini dal loro dovere elettorale. Infatti, bisogna notare che quando si perde di vista l’orizzonte etico, allora si sta contribuendo gravemente alla disintegrazione della politica stessa, che non sarà più in grado di edificare la città per il vero bene comune”. Dunque, “la difficile e complessa congiuntura attuale, interpella la responsabilità di ognuno di noi per dare il nostro contributo per il bene comune del nostro Paese”. “Forse – conclude – potremmo anche noi, a Catania, accompagnare un discernimento comunitario attorno al documento del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane”.