“Siamo qui per stare accanto a chi soffre, a chi nella sofferenza spera. Siamo qui per soffrire e sperare insieme a loro”. Così mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi, in rappresentanza dei vescovi italiani spiega la missione della carovana della pace che questa mattina si è messa in moto per portare da Odessa a Mykolaiv la decina di tonnellate di aiuti umanitari portati dall’Italia a bordo di 10 pulmini. Siamo in zona di combattimento e i volontari hanno fatto l’ultima valutazione dei rischi rispetto alla situazione in particolare di Mykolaiv e della strada che dovranno percorrere. Due giorni fa la città è stata fortemente bombardata e anche il ponte che la collega a Odessa è stato preso di mira dai missili russi. Riflettendo sulle atrocità della guerra che non cessano, il vescovo Ricchiuti aggiunge: “Vedendo sventolare le bandiere della pace in questi giorni dopo sei mesi di guerra mi sono accorto che i loro colori si sono sbiaditi. È veramente duro sperare mentre si radica sempre di più questa logica che vede soltanto nella guerra nelle armi nel conflitto la soluzione dei problemi. È una constatazione triste e amara. Sappiamo di essere nella notte ma sappiamo anche porci la domanda: quando verrà l’alba? Noi lavoriamo perché questa alba di pace venga quanto prima”. Domani il vescovo incontrerà la gente di Mykolaiv: “Più che le parole se mi sarà possibile vorrei portare un abbraccio di fraternità. Credo che le persone che andremo ad incontrare non hanno bisogno di molte parole ma di gesti di solidarietà e vicinanza”. Questa mattina – spiega Alberto Capannini, responsabile della Operazione Colomba in Ucraina – i volontari scaricheranno a Mykolaiv una parte degli aiuti umanitari alla Caritas locale e una parte ad un centro che ogni mese dà da mangiare a 10mila persone. Dotato di un dissalatore domani mattina ne verrà inaugurato un altro frutto delle donazioni che la rete di StopTheWarNow ha organizzato nei mesi scorsi per risolvere il grande problema di accesso della popolazione ad acqua pulita. Ad accogliere oggi il vescovo e i volontari ci saranno anche le autorità civili e religiose. A Mykolaïv, da tre mesi vivono i volontari italiani della Giovanni XXIII. “Con la nostra presenza – spiega Giampiero Cofano, segretario generale della Comunità – vogliamo portare semi di pace. Certo, non siamo negoziatori, non siamo coloro che risolveranno il problema ma abbiamo detto ‘I care’, ci interessa spendere la nostra vita per un sogno più grande. Ci interessa andare a stringere le mani e abbracciare queste persone che con noi nei rifugi piangono e pregano. Essere lì con loro è il seme della pace più importante che noi oggi siamo in grado di portare”.