“Vivere per dono” è lo slogan di copertina del numero di settembre della rivista per ragazzi “Il Ponte d’Oro” edita dalla Fondazione Missio (www.missioitalia.it), mutuato dal titolo del Festival della missione, evento in programma a Milano dal 29 settembre al 2 ottobre prossimi. L’appuntamento chiamerà a raccolta tutti coloro che hanno il cuore e gli occhi attenti al mondo e, contemporaneamente, sono innamorati del Vangelo. E in questo contesto, i giovani lettori de “Il Ponte d’Oro” saranno i benvenuti. Ma chi vive per dono? Certamente i missionari che operano nei cinque continenti, spesso nel nascondimento, senza proclami né pubblicità. Le pagine del dossier del numero di settembre presentano alcune figure di chi ha lasciato tutto per donarsi completamente alla testimonianza di Gesù tra popoli che non lo conoscono o che hanno urgenza di ritrovare la dignità di uomini e donne, perché impoveriti o martoriati. Certamente – ricorda la redazione – le poche storie presentate nel numero sono “solo un esempio delle miriadi di altri missionari che operano nei cinque continenti nel totale nascondimento. Per raccontarle tutte non basterebbe un’enciclopedia!”, si legge nell’introduzione al dossier.
L’editoriale ricorda ai lettori la 17esima Giornata nazionale per la custodia del Creato, che la Chiesa celebra il 1° settembre di ogni anno: “Per questa occasione, tutti i vescovi italiani inviano un messaggio che invita a riflettere sulla bellezza della natura e sulla difesa dell’ambiente. Il titolo del messaggio di quest’anno è proprio ‘Prese il pane, rese grazie’ e richiama la pagina del Vangelo dell’Ultima cena, nella quale il pane è condiviso ed è donato per noi. Quel pane – ‘frutto della terra e del lavoro dell’uomo’ – diventa anche simbolo di generosità, amicizia, gratitudine e rispetto per ciò che la natura stessa ci dona”.
Come ogni numero, anche stavolta la rivista dei ragazzi missionari conduce in giro per il mondo: tra le varie mete ecco la Repubblica Centrafricana tra povertà, foreste e fiumi ricchi d’oro, la Bolivia con i piccoli minatori di Potosì, l’Argentina con la testimonianza diretta di suor Giusy Riva, l’Oceania con un modo di dire locale – “Wantok” – che ha da insegnare molto a tutti, poiché significa “stessa lingua, stessa appartenenza”.