“Non si può essere Chiesa senza camminare assieme, senza prendere consapevolezza che esiste l’altro, che bisogna ascoltare e che durante il cammino chi ci affianca ci arricchisce”. Lo ha detto mons. Donato Oliverio, vescovo di Lungro, introducendo oggi in cattedrale la XXXV Assemblea diocesana sul tema “Cammino sinodale: dimensione pastorale alla luce della Sacra Scrittura”.
Soffermandosi sulla dilagante indifferenza religiosa, il presule ha ammonito: “Non occorre soltanto parlare di fede, ma ridestarla in coloro nei quali è spenta, rinvigorirla in coloro che vivono nell’indifferenza, farla scoprire con impegno personale alle nuove generazioni e continuamente rinnovarla in quelli che la professano senza sufficiente convinzione. Senza dimenticare l’importanza della preghiera incessante”.
Di qui, ha proseguito, “tre questioni che ritengo centrali”. Anzitutto, “noi come Chiesa, siamo pronti a ripensare la catechesi? Soprattutto la catechesi per l’iniziazione cristiana. Quanto è utile indottrinare i bambini quando poi al ritorno a casa, spesso e volentieri, trovano il deserto? Ripeto: lancio una provocazione. Quanti di noi sarebbero disposti a fare il catechismo ai bambini soltanto se in presenza dei genitori ad ogni incontro”. La seconda questione riguarda “la formazione dei catechisti. Sono queste le basi dalle quali è necessario ripartire”. Infine l’esortazione all’unità. “Sacerdoti, popolo di Dio. Perché chi si mostra diviso, in se stesso o con il proprio confratello, sta testimoniando qualcun altro, non Cristo. Dico questo – ha concluso Oliverio – perché è impossibile pensare un cammino serio senza conversione continua”.