La sintesi dei contributi delle cinque diocesi nordiche (Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda, insieme alle prelature di Trondheim e Tromsø) è stata inviata alla segreteria del sinodo a Roma. “Siamo riusciti a portare il processo sinodale alle comunità locali e a coinvolgere così i fedeli in tutto il processo, come ha voluto anche il Santo Padre”, ha dichiarato il presidente dei vescovi nordici Czeslav Kozon alla pubblicazione del rapporto. È la voce di una “Chiesa di minoranza”, a cui appartengono l’1,5% di cattolici di 27 milioni di abitanti dei cinque Paesi, evidenza l’introduzione: il territorio è vasto, il clima impegnativo, le risorse poche, la secolarizzazione tra le più avanzate, il riferimento prevalente protestante. E nelle cinque diocesi ci sono poche parrocchie per cui “a volte i fedeli devono percorrere centinaia di chilometri per arrivare alla chiesa più vicina”. E le comunità raccolgono più di 100 nazionalità, “la comunicazione è impegnativa”, spiega sempre l’introduzione. Il confronto sinodale si è incentrato sui dieci temi del questionario proposto dalla segreteria del dicastero per il sinodo. La sintesi contiene un “breve resoconto” di quanto emerso ma anche “proposte che il popolo di Dio, raccolto in preghiera, sentiva lo Spirito Santo stesse sollecitando”.
Il punto di partenza molto netto: “un sentimento espresso in quasi tutti i rapporti è che le comunità parrocchiali mancano di unità”. In un contesto tanto differenziato, “dovremmo sforzarci di costruire e plasmare una comunità in cui tutti si sentano accolti e possano trovare un posto, in modo da poter condividere i propri doni con la comunità”. I giovani sono motivo di preoccupazione: “dobbiamo ripensare a come avvicinare adolescenti e bambini”, come anche “andare alla ricerca dei compagni di viaggio che hanno smarrito la strada”.