Paesi nordici: documento sinodale. La Chiesa sia vicina alla realtà delle persone; più formazione e partecipazione

Un primo bisogno che il documento dei Paesi nordici inviato alla segreteria del Sinodo evidenzia, è quello dell’ascolto: “a volte sembra che la Chiesa sia lontana dalla realtà della vita delle persone”, si legge, come dimostrano le prediche “troppo astratte, che non collegano la Parola di Dio alle situazioni concrete delle persone”. Così pure si sente l’esigenza “di ascoltare coloro che si trovano ai margini del processo decisionale nella Chiesa: bambini, giovani e laici, e soprattutto le donne”. Difficile per molti è anche parlare: per timore del giudizio, per paura di “essere scoperti a muoversi al di fuori dell’insegnamento della Chiesa”, o per mancanza di formazione tra i laici. Si auspica una parola chiara su questioni difficili, come il “transgenderismo” o un dialogo franco sulla celebrazione con la Forma straordinaria (preconciliare). Quanto al celebrare, si legge il desiderio di “liturgie coinvolgenti”, che uniscano la comunità. Nel paragrafo sulla missione si parla, tra l’altro, del bisogno di formazione, ma anche di “passare da una visione sacerdotale del compito missionario della parrocchia a una visione incentrata sul sacerdozio dove i laici sono i principali attori della missione, sostenuti dal clero”. Si auspica una Chiesa dialogante al suo interno, su temi delicati, ma anche nel contesto sociale, “schierandosi dalla parte dei più poveri e deboli”. E in caso di contrasti “il parroco dovrebbe essere garante dell’unità”.
Un paragrafo è dedicato al tema dell’ecumenismo: il dialogo con le altre confessioni cristiane è buono e sincero, ma, si legge: “dobbiamo portare il punto di vista cattolico. Essere chi siamo, mostrare cosa ci identifica, non nuoce al dialogo ecumenico; lo aiuta a crescere”. E sul paragrafo della corresponsabilità si spiega che “è emersa la volontà dei laici di essere maggiormente coinvolti nel processo decisionale”, sebbene “nessuno abbia messo in dubbio la legittima autorità della Chiesa gerarchica e ministri ordinati”. E tra le “conclusioni” si invita a “coltivare tra i fedeli il senso di appartenenza” a una comunità più grande, a creare “spazi in cui tutti possano esprimersi liberamente, senza timore di esclusione”; a fare più formazione, a rafforzare la partecipazione “includendo i laici nel processo decisionale della Chiesa”.

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