Questa mattina, a cremazione avvenuta, nella cappella del cimitero della Misericordia di Grosseto, don Franco Cencioni, proposto del Capitolo della cattedrale, ha celebrato la Messa di esequie per Pietro Citati, lo scrittore, saggista e intellettuale fiorentino deceduto a Roccamare (Castiglione della Pescaia) lo scorso 27 luglio. Una cerimonia intima, con i familiari e alcuni conoscenti maremmani. Poi l’urna con le ceneri – informa la diocesi – è stata collocata nella cappella di famiglia, dove riposa già la moglie Elena, deceduta alcuni anni fa. Nell’omelia, mons. Cencioni ha sottolineato l’apporto che Citati ha offerto a tutti i cercatori di Dio grazie ad alcune sue opere. A partire da “I Vangeli”, ma anche “Israele e l’Islam: le scintille di Dio”. Don Cencioni ha poi voluto sottolineare le radici fiorentine di Citati, l’humus culturale nel quale si è formato, da Torino alla Normale di Pisa, fino al suo amore per la Maremma, “scoppiato” grazie all’incontro con Elena, che poi sarebbe diventata sua moglie. “Qui aveva non solo trovato l’amore, ma anche un respiro forte per la sua mente, il suo cuore, i suoi desideri, per la sua apertura all’infinito”. “È stato un cercatore di Dio – ha continuato don Cencioni – cercato e veduto anche là dove altri occhi non l’hanno visto: nelle civiltà del passato e del presente. Dunque, ringraziamo Dio di averci dato questo fratello, che ha pregato e ha cantato a modo suo ‘il Signore è mio pastore, non manco di nulla’ e ha espresso il desiderio di cercare e scoprire il suo volto negli scenari della natura e negli incontri della cultura e del sapere, nonché nelle persone che ha incontrato nella sua lunga vita, fino a comunicare agli amici più vicini la possibilità di trovare nella nostra Maremma capacità forti per un cammino introspettivo per dare tesori di bellezza, arte e riflessione anche ad altri. Questo ha consentito di vedere qui, innamorati della nostra Maremma, Italo Calvino, Carlo Fruttero e chissà quanti altri Pietro ha innamorato alla nostra terra per la possibilità di trovare qui fonti che facciano aspirare a incontrare quel Volto che lui ha saputo trovare, riflettere e donarci nei personaggi e nei pensieri delle sue molteplici opere, che sono il patrimonio più vero e imperituro, affidato non solo alla famiglia, ma a quanti avranno la fortuna di attingere lì i momenti fondamentali dei loro cammini di ricerca e di ritorno all’essenziale”.