“Il Signore ci chiama nuovamente a metterci dietro a Lui, a seguirlo sulla via della sua missione. Una missione di fuoco – come quella di Elia –, sia per quello che è venuto a fare sia per come lo ha fatto. E a noi, che nella Chiesa siamo stati presi tra il popolo per un ministero di speciale servizio, è come se Gesù consegnasse la fiaccola accesa, dicendo: Prendete, come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Lo ha detto il Papa, commentando, nell’omelia del Concistoro, il brano del Vangelo di Luca: “Sono venuto a gettare il fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!”. “Così il Signore vuole comunicarci il suo coraggio apostolico, il suo zelo per la salvezza di ogni essere umano, nessuno escluso”, ha spiegato Francesco: “Vuole comunicarci la sua magnanimità, il suo amore senza limiti, senza riserve, senza condizioni, perché nel suo cuore brucia la misericordia del Padre. E dentro questo fuoco c’è anche la misteriosa tensione, propria della missione di Cristo, tra la fedeltà al suo popolo, alla terra delle promesse, a coloro che il Padre gli ha dato e, nello stesso tempo, l’apertura a tutti i popoli, quella tensione universale, all’orizzonte del mondo, alle periferie ancora ignote”. “Questo fuoco potente è quello che ha animato l’apostolo Paolo nel suo instancabile servizio al Vangelo, nella sua corsa missionaria guidata, spinta sempre in avanti dallo Spirito e dalla Parola”, ha sottolineato il Papa: “È anche il fuoco di tanti missionari e missionarie che hanno sperimentato la faticosa e dolce gioia di evangelizzare, e la cui vita stessa è diventata vangelo, perché sono stati anzitutto dei testimoni. Questo, fratelli e sorelle, è il fuoco che Gesù è venuto a ‘gettare sulla terra’, e che lo Spirito Santo accende anche nei cuori, nelle mani e nei piedi di coloro che lo seguono. Il fuoco di Gesù, il fuoco che porta Gesù”.