Meic: Settimana teologica a Camaldoli. P. Bonaccorso, “non esiste vera fede se si parla di spirito senza corpo”. Sr. Catta, “sacramenti soglie di incontro fisico con Dio”

(Foto: Meic)

Il corpo da una parte, lo spirito dall’altra: una contrapposizione errata ma ancora radicata nell’esperienza di fede di troppi cristiani. Riconciliare queste due dimensioni era l’obiettivo della prima giornata della Settimana teologica del Meic in corso al Monastero di Camaldoli sul tema della “cura di sé”.
“Non esiste vera fede se si parla di spirito senza corpo”, ha spiegato padre Giorgio Bonaccorso, monaco benedettino, docente presso l’Istituto di liturgia pastorale di Santa Giustina a Padova e studioso della dimensione antropologica dei riti religiosi. “Troppe volte abbiamo pensato allo spirito in alternativa al corpo, e invece è sempre più evidente che La prima via che conduce allo spirito, e in particolare allo Spirito Santo, è esattamente la corporeità”. Per il monaco “il corpo è ciò che ci aiuta ad andare verso gli altri, verso ciò che è altro da noi e dunque è anche ciò che ci rende possibile di andare verso Dio: in sintesi lo spirito è il corpo aperto a Dio, in una relazione profonda tra la carne e il senso stesso della vita”.
“La fede è appartenenza anche corporea, perché è un’esperienza che passa anche attraverso i sensi”, ha continuato suor Silvia Catta, religiosa della Fraternità della Trasfigurazione e vicedirettrice dell’Ufficio catechistico della diocesi di Vercelli. “Lo Spirito, come preghiamo nel ‘Veni Creator’, dà piena verità e dilata e amplifica i nostri sensi corporei, ciò è evidente nell’episodio evangelico della Trasfigurazione: c’è sul Tabor una corporeità che è imprescindibile e diventa trasparenza del mistero che abita il Cristo”. Per suor Catta “il nostro destino è quello indicato da san Paolo ai Corinzi, essere trasfigurati anche nel nostro corpo e diventare noi stessi corpo spirituale: di ciò facciamo già esperienza imperfetta nel battesimo e nell’eucaristia. In questo senso i sacramenti sono delle vere e proprie soglie di incontro fisico con Dio. Questa esperienza trasfigurante è un decentramento ma anche una comunione con Dio: quando Maria Maddalena non riconosce inizialmente il Risorto, è attraverso quello che Lui compie che si riattiva la memoria e avviene l’incontro con il Signore”.
La Settimana teologica proseguirà oggi con gli interventi del monaco camaldolese Emanuele Bordello, del filosofo e teologo Antonio Trupiano e della docente Francesca Rossano, e infine del liturgista don Luigi Girardi.

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