Ieri, lunedì 22 agosto, in occasione della Giornata internazionale per la commemorazione delle vittime di violenze basate sul credo o la religione, istituita dalle Nazioni Unite, Porte Aperte ha voluto richiamare l’attenzione sugli oltre 360 milioni di cristiani che oggi nel mondo sperimentano alti livelli di persecuzione e discriminazione a motivo della loro fede. “Riceviamo continuamente testimonianze di convertiti al cristianesimo, specialmente dalle regioni del Medio Oriente e dall’Asia centrale e meridionale, perseguitati a motivo della propria fede. La derisione pubblica e l’abuso emotivo, anche da parte della stessa famiglia di appartenenza, sono le prime conseguenze di un’intolleranza che in molte occasioni sfocia in minacce o in vere e proprie aggressioni fisiche”, si legge in una nota di Porte Aperte che riporta il caso di Artur, un cristiano di 23 anni del Bangladesh, che lo scorso 11 luglio ha dovuto affrontare la rabbia dello zio, che lo ha colpito con una spranga di ferro facendolo rovinare a terra ricoperto di sangue. “La scelta di seguire Cristo è nostra, smettetela di perseguitarci per questo!”: è stato ciò che ha urlato Artur terrorizzato nel momento in cui ha sorpreso un gruppo di uomini, tra cui lo zio, aggredire suo padre.
Rimanendo in Asia, da tempo Porte Aperte/Open Doors denuncia “la drammatica escalation di violazioni della libertà religiosa dei cristiani in India. Spostandoci in Africa, il numero di vittime della violenza anticristiana in Nigeria è destinato anche quest’anno ad essere spaventoso, candidando il grande Paese africano ancora a nazione dove più cristiani si uccidono per ragioni legate alla fede”. Il Bangladesh, India e Nigeria occupano rispettivamente la posizione 29, 10 e 7 della World Watch List, la lista dei Paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo, pubblicata da Porte Aperte ogni anno.