L’Unicef, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento per le Politiche della famiglia, nel quadro delle attività legate alla promozione della Garanzia infanzia e del suo Piano attuativo, presentano oggi la “Deep Dive”, un’analisi predisposta per la Commissione europea, che esamina le politiche esistenti al 2021 per prevenire e contrastare la povertà e l’esclusione sociale dei minorenni in Italia. L’analisi, funzionale alla redazione del Piano di azione nazionale sul Sistema europeo di garanzia per i bambini vulnerabili, individua i minorenni maggiormente bisognosi e dunque i potenziali beneficiari della Garanzia infanzia.
Lo studio, concordato nell’ambito delle attività del Gruppo di lavoro interministeriale per l’implementazione dell’esperienza pilota della Child Guarantee in Italia e commissionato dall’Unicef all’Istituto Cattaneo in consorzio con Learn More e Codici, ha rappresentato un valido supporto nel processo di redazione, coordinato dalla coordinatrice nazionale Anna Maria Serafini e condotto in seno al gruppo di lavoro “Politiche e interventi sociali in favore dei minorenni in attuazione della Child Guarantee” del Piano d’azione nazionale della Garanzia Infanzia sottoposto, in data 30 marzo 2022, dal Governo italiano alla Commissione europea, fornendo osservazioni utili anche per la prossima fase di implementazione.
L’analisi ribadisce la necessità di “prestare maggiore attenzione alle categorie più vulnerabili, facendo emergere come ancora oggi bambine/i e adolescenti restino una delle categorie più esposte al rischio di povertà: circa 1 su 7 vive in povertà assoluta, per 1 su 3 resta alto invece il rischio di povertà ed esclusione sociale. Il rischio è ancora più alto se si considerano le famiglie numerose e quelle monogenitoriali”. Conta anche il fattore territoriale con “le famiglie del Sud-Italia maggiormente esposte”. Tra i più colpiti, “anche gruppi caratterizzati da vulnerabilità specifiche tra cui minorenni con problemi di salute mentale, con background migratorio e con disabilità. Queste categorie sono infatti spesso penalizzate dalla mancanza di servizi specifici o da barriere all’accesso ai servizi”.