Bambina abbandonata in auto: Aibi, “speriamo che venga subito adottata, senza entrare nella spirale dell’affido sine-die”

“A pochi giorni dalla vicenda della piccola Diana, morta di stenti dopo essere stata abbandonata per 6 giorni in casa da sola, un’altra tragedia stava per consumarsi sulla pelle di una bambina di due mesi soltanto: una coppia di genitori di 38 anni che litiga animatamente davanti a un bar di Borgo Montello, in provincia di Latina, senza badare alla figlia neonata, chiusa in macchina sotto il sole. Per fortuna, alla scena assiste la commessa del bar che, vista la situazione, interviene facendosi aprire l’auto e soccorrendo la bambina, poi portata in codice rosso all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Qui, la piccola arriva accaldata e sofferente, ma non in pericolo di vita. Senonché, una volta fatte le analisi, risulta positiva alla cocaina. A due mesi di vita!”. A ricostruire l’episodio è oggi un comunicato di Aibi-Amici dei bambini, che
evidenzia: “La situazione è apparsa subito tale da portare il sostituto procuratore di turno a emettere nell’arco di meno di 24 ore un decreto di sospensione della potestà genitoriale. La piccola è stata portata presso una casa famiglia dove, finché non verrà data in affido familiare, potrà ricevere le visite dei genitori una volta a settimana”.
L’azione degli inquirenti e della procura, sottolinea l’Aibi, ha portato a “una decisione veloce che, ora, consente alla piccola di avere tutte le cure dovute, almeno a livello sanitario e di sostegno. Quello che le manca, per forza di cose, è l’amore e l’accoglienza di una famiglia, indispensabili, per crescere e vivere pienamente, tanto quanto quell’aria che non passava dai finestrini dell’auto ferma sotto il sole”.
Secondo l’associazione, “l’affidamento che dovrebbe essere emesso a breve darà alla piccola un primo ‘assaggio’ di famiglia, ma è necessario che burocrazia e lungaggini varie non si frappongano tra questo momento e la decisione finale delle autorità competenti di una eventuale adozione. Perché la speranza, anzi, il minimo indispensabile che come società dobbiamo a questa bambina, è che nemmeno inizi un calvario infinito di affidamenti sine die nella speranza che la madre, il padre o entrambi escano chissà quando dalla dipendenza della droga. Quella bambina, come tutti i bambini del mondo, ha il pieno diritto di vivere da figlia, e ne ha diritto da subito. L’accoglienza di una famiglia affidataria potrà farle provare cosa significhi, ma la sua prospettiva di un futuro stabile e definito deve essere decisa nel più breve tempo possibile. Senza inutili preconcetti né ‘miti culturali’ sbagliati che vedano l’adozione come estrema ratio dopo che siano falliti tutti gli altri eventuali tentativi”. L’Aibi conclude: “Il diritto di essere figlia di quella bambina viene prima di tutto il resto!”.

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