Diocesi: Rimini, oggi il vescovo ha accompagnato il prefetto alla Casa Madre del Perdono di Saludecio

Nella mattinata di oggi, 18 agosto, il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, ha accompagnato Giuseppe Forlenza, prefetto di Rimini, in visita alla Casa Madre del Perdono di Saludecio, struttura che si occupa di seguire i detenuti attraverso percorsi educativi caratterizzati da una dimensione domestica e familiare. La Casa di Saludecio è attualmente una delle tre strutture presenti nella provincia di Rimini (assieme a Montefiore e Coriano) appartenenti al progetto della Comunità Papa Giovanni XXIII che porta avanti il metodo Cec, ossia delle Comunità educanti con i carcerati. 45 le persone ospitate in totale. Il prefetto di Rimini ha incontrato educatori, volontari e recuperandi, ha ascoltato alcune testimonianze e ha avuto modo di dialogare con gli stessi ospiti della struttura, per conoscere e comprendere il loro vissuto. Nel corso dell’incontro, inoltre, è stato illustrato al prefetto anche il valore della spiritualità vissuta all’interno delle comunità, fondamentale dal punto di vista educativo e terapeutico.
Il vescovo di Rimini è intervenuto durante l’incontro, al quale hanno preso parte anche il vicesindaco del Comune di Coriano Domenica Spinelli, l’assessore del Comune di Coriano Paolo Ottogalli (Politiche sociali, sanitarie e rapporti con le comunità, Disabilità e Welfare), l’assessore alla Cultura del Comune di Saludecio Gigliola Fronzoni e il parroco di Morciano, don Sanzio Monaldini. “Esiste anche il triste fenomeno dei suicidi in carcere – ha sottolineato mons. Lambiasi –. Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà Mauro Palma afferma che bisogna arrivare prima. Dall’inizio dell’anno al 6 agosto scorso sono state 47 le persone che si sono tolte la vita in carcere; l’anno scorso, nel medesimo periodo, erano state 32, con un aumento del +46%. Una situazione così drammatica deve farci riflettere”.
La prima Casa “Madre del Perdono” in provincia di Rimini è stata aperta nel 2004. In queste strutture la recidiva dei reati da parte di chi è ospitato è molto al di sotto della media nazionale (15% contro 75%).

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