“Noi sappiamo di non essere solo dei consumatori. E tantomeno degli oggetti da consumare. Noi sappiamo benissimo che solo una relazione, una connessione fondata sull’amore può renderci meno soli, può durare, può renderci felici”. Lo ha affermato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione (DpC) della Santa Sede, intervenendo in apertura del Congresso mondiale della rete cattolica “Signis”, associazione internazionale per i professionisti cattolici nell’ambito della comunicazione. L’evento, incentrato quest’anno sul tema “Pace nel mondo digitale”, si svolge a Seoul fino al prossimo 18 agosto e vede riuniti circa 300 partecipanti giunti da tutti i continenti, ricorda Vatican News.
Il prefetto ha ricordato che la tecnologia, frutto dell’ingegno umano, permette oggi cose – come le teleconferenze, la telemedicina, l’e-commerce – “che erano impensabili solo pochi decenni fa”. Ma il paradosso del nostro tempo, ha sottolineato, è che “siamo iperconnessi e anche soli”. “Quando non c’è più comunicazione, ma solo connessione”. È allora che “bisogna mettersi in discussione, fare un esame di coscienza personale e collettivo”. E rispondere ad alcune domande. Come è possibile essere allo stesso tempo iperconnessi, e terribilmente soli? Cosa manca alla nostra connessione per colmare questa solitudine? “L’unico modo per rispondere alla sfida della tecnologia – ha detto Ruffini – è quello di non pensarla come un idolo. Ma anche di non demonizzarla. Di non credere le sia affidato il compito di redimere l’umanità. Ma anche di non pensare che dipenda da essa la sua perdizione”.