“Se non c’è un atto originario e fondamentale di fiducia, qualunque difficoltà, qualunque incidente di percorso, qualunque prova (che inevitabilmente accadrà), ti porterà a dire: ‘Vedi che avevo ragione a non fidarmi del tutto: Non siamo fatti l’un per l’altro’. Oppure se si tratta di una vocazione alla consacrazione, ti porterà a dire: ‘Vedi che avevo ragione a mantenere qualche dubbio: non è la mia vocazione!’; oppure se si tratta di un valore, ti porterà a dire: Non è valido per tutti! oppure se si tratta della relazione con il Signore: ‘Non ne vale la pena’”. Lo ha detto mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto, nell’omelia della messa celebrata ieri, nella solennità dell’Assunta.
“Solo se tu ti fidi – ha spiegato -, potrai vedere; solo se tu dai fiducia (e continui a farlo anche quando, questa fiducia, sarai tentato di ritirarla), solo così potrai sperimentare il compimento di ciò che hai scelto. Senza questo atto di fiducia, inevitabilmente ti rimangerai la scelta fatta”.
Maria, ha quindi sottolineato, “ha dato credito al Signore e alla sua parola. O, per usare un’espressione che abbiamo sentito domenica scorsa riferita a Sara, moglie di Abramo, ‘ritenne degno di fede colui che le aveva fatto la promessa'”. Il cantico dei Magnificat “esprime questa fede radicale di Maria, che ha saputo fidarsi del Signore e affidarsi a lui anche nei momenti più difficili della sua esperienza… Pensiamo all’esperienza della croce che è stata una prova tremenda per Maria, la quale ha tuttavia continuato a credere”. Proprio per questo “ha potuto vedere la risurrezione del suo Figlio. Proprio per questo, anche per lei, la morte non è stata la fine di tutto, ma – per prima – ha sperimentato la vittoria della vita sulla morte e l’assunzione al cielo del suo corpo… quel corpo che – grazie al suo atto di fede – aveva dato la carne al Figlio eterno di Dio fatto uomo”.
“Chiediamo a Maria di aiutarci ad avere almeno un po’ della sua fede, della sua capacità di ‘credere nell’adempimento di ciò che il Signore ci ha detto’. Se anche noi avremo un po’ di questa fede, potremo cantare con gioia e riconoscenza – assieme a Maria – il nostro Magnificat: canto di fede, di speranza e di amore. Canto di vita che – ha concluso il presule – vince la morte”.