“La caduta dell’esecutivo, la siccità, gli incendi e le difficoltà economiche derivanti prima dalla pandemia e poi dalla guerra mostrano all’orizzonte, neanche troppo lontano, un futuro incerto e carico di angoscia da far mancare l’aria ai polmoni e la terra sotto i piedi”. Mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana, nella festa dell’Assunta, evidenzia tutto quello che rende questa “estate soffocante”. Addirittura, prosegue, “le nostre terre, gravate già dalle pesanti precarietà dell’intero Paese, in questa torrida stagione estiva ansimano molto più delle altre parti della Penisola”. Tra i motivi, il presule ricorda: “Purtroppo anche quest’anno all’arrivo delle alte temperature, puntuali sono tornati i roghi, che dalle nostre parti oltre ad essere frutto della mano criminale dell’uomo, hanno la mortifera pretesa di definirsi ‘altamente tossici’ e ‘dal fumo nero’. Indubbiamente, è cresciuta in questi anni la sensibilità delle Istituzioni, delle associazioni e della gente comune. Segno evidente di ciò sono le varie azioni che i governi dei territori si sforzano di mettere in atto, e gli accordi di natura preventiva tra le diverse Istituzioni e i movimenti impegnati sul tema”. ma “rimane la domanda di fondo: cosa si è fatto e cosa si vorrà fare per prevenire a monte tale disastro, visto che a differenza delle altre parti d’Italia, nelle nostre terre brucia di tutto, plastica, gomme, elettrodomestici, pneumatici, vernici, eternit, intere discariche di rifiuti abbandonati ed abusivi provenienti dal mercato nero e non smaltiti regolarmente? E poi ritorna il dubbio angosciante che ogni volta si fa largo nel cuore e nella mente di tutti noi, nonostante i tanti buoni propositi e gli imperterriti, anche nelle più importanti Istituzioni, negazionisti: siamo proprio certi che nelle nostre campagne e nelle nostre terre non vengano più sversati rifiuti tossici, magari provenienti anche da qualche industria del Nord?”. Di qui l’appello: “È giunto il momento di dire basta e porre fine a questo scempio!”.
Ci sono, poi, le preoccupazioni per la quarta linea dell’inceneritore e il suo futuro, con la constatazione che “nonostante i proclami e i lanci in pompa magna di progetti e iniziative, dopo più di venti anni di emergenza rifiuti siamo all’anno zero!”. Osserva mons. Di Donna: “Forse Acerra si deve sacrificare per tutta la regione? Perché, se si ferma l’inceneritore, vanno i rifiuti per strada? Almeno si abbia il coraggio civile di dirlo apertamente”. Chiedendo “una moratoria per blindare il territorio” di Acerra, il vescovo chiarisce: “Come Chiese della Campania avevamo ragione” nell’”avanzare forti dubbi sulla politica di gestione dei rifiuti. Le sofferenze e il ‘dramma umanitario’ sopportato dalla nostra gente non hanno fatto altro in questi anni che confermarci sempre più in questa lacerante preoccupazione. L’emergenza rifiuti continua ad essere solo un problema di Acerra, altro che equa distribuzione, meno rifiuti e spalmati sull’intera regione! In tutti questi anni avremmo indubbiamente preferito avere torto!”.