La Chiesa di Carpi ha presentato al cuore di Maria il desiderio di pace per il popolo ucraino e per tutte quelle zone del pianeta interessate da conflitti. Ieri, nel corso della celebrazione della solennità dell’Assunzione di Maria, festa molto sentita, con una tradizione plurisecolare dal popolo carpigiano, il vescovo Erio Castellucci ha incentrato la sua riflessione proprio su “Maria, Regina della pace”.
“Da quasi sei mesi – ha evidenziato il presule -, quando invochiamo Maria ‘Regina della pace’, pensiamo alla guerra scatenata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia; un conflitto così rovinoso proprio dentro l’Europa, con conseguenze su tante altre popolazioni; un conflitto che ha scavato solchi più profondi all’interno del mondo cristiano, tra cattolici e ortodossi e nel seno delle stesse Chiese ortodosse; un conflitto che aggrava le già molte crisi in atto: crisi economiche, energetiche, ambientali, migratorie, sanitarie. Nessuno di noi ha il potere di entrare nella cabina di regia e fermare queste tragedie. Continuiamo a stupirci per l’incapacità degli esseri umani di imparare qualcosa dai drammi della storia; continuiamo a provare un senso di rabbia e impotenza per le ‘inutili stragi’, come disse Papa Benedetto XV della prima guerra mondiale, che servono solo ad annientare la vita e fomentare il risentimento; molti di noi si domandano se davvero siamo nell’epoca dell’homo sapiens o se piuttosto non ripiombiamo continuamente nell’epoca dell’homo demens… ma alla fine sembra che non possiamo farci nulla”. La presenza del parroco della comunità ucraina greco-cattolica di Carpi, don Alessandro Sapunko, tra i concelebranti è stato il segno più tangibile di questa vicinanza e comunione di preghiera.
Commentando il Vangelo, in particolare la frase del Magnificat dove si fa riferimento ai superbi mons. Castellucci ne ha fornito una lettura molto attuale: “La storia umana non è nelle mani dei superbi, che si costruiscono i loro troni sulla pelle degli umili, dei poveri, dei semplici. Sul momento, certo, hanno la meglio, perché il trono è alto, sembra sicuro e inattaccabile, li pone al riparo dai disastri che loro stessi hanno causato; ma poi i troni, inevitabilmente, crollano, i muri dell’odio vengono smantellati, le grandi statue sono prese a martellate. E il giudizio della storia travolge i superbi; il Signore saprà poi fare giustizia, con i suoi inaccessibili criteri, anche oltre la storia”.
Da qui la necessità di “affidarci attivamente al Signore della storia. Affidarci, cioè, nella preghiera, ma anche in una costruttiva e umile azione quotidiana: cercare il più possibile l’incontro e non lo scontro; metterci in cammino e non rassegnarci, lasciare che Dio rovesci i troni del nostro orgoglio, coltivare l’ascolto e la cura reciproca. Questo è il nostro contributo alla pace. Da soli però non riusciamo, – ha concluso Castellucci – perché nel nostro intimo covano continuamente dei conflitti. Anche per questo continuiamo a ripetere, senza stancarci: Regina della pace, prega per noi”.