“La Madonna ha sperimentato per prima il destino di gloria cui siamo tutti chiamati: dove è Maria siamo attesi tutti noi. L’evento dell’assunzione di Maria al cielo nella pienezza della sua umanità e corporeità è primizia della nostra risurrezione futura e proclama che nulla di ciò che c’è di vero e di autentico in noi andrà perduto, che anche il nostro corpo riceverà la sua gloria definitiva”. Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha avviato, ieri, l’omelia nel duomo di Spoleto.
Le celebrazioni 2022 dell’Assunta si sono aperte la sera di venerdì 12 agosto al santuario della Madonna delle Lacrime di Trevi con la preghiera di intercessione per la guarigione delle ferite della vita guidata da Salvatore Martinez, presidente di RnS. Sabato 14 agosto è stata la volta della preghiera per i giovani che si è tenuta presso la parrocchia di S. Venanzo a Spoleto. “Siamo qui – ha detto l’arcivescovo – ad invocare Maria per aiutare i giovani affinché trovino accanto degli adulti che li sappiano sostenere nello scoprire ciò che Dio ha pensato per loro. Tempo di ascolto, di testi da fare penetrare nella nostra testa e nella nostra coscienza”. La sera del 14 agosto, poi, c’è stata la processione – dopo due anni di stop a causa del Covid – con la Santissima Icone dalla chiesa di S. Gregorio al duomo.
Nella messa del 15 agosto, mons. Boccardo ha osservato: “La consapevolezza del destino umano ultimo, che è la partecipazione alla gloria e alla vita di Dio e fonda e richiama la dignità e la libertà di ogni persona, stride con quanto vediamo quasi quotidianamente attorno a noi, sia a livello locale che continentale. I minorenni hanno pubblicamente accesso incontrollato alle bevande alcooliche, nelle nostre piazze circola liberamente la droga, in alcuni pretesi eventi artistici e culturali del nostro territorio si inneggia a Satana e si invitano i bambini a fare altrettanto. La nostra coscienza di adulti – famiglie e comunità civile ed ecclesiale – non può rimanere inerte di fronte a questo degrado”.
“Il 3 maggio scorso – ha aggiunto – è stata votata al Parlamento europeo una risoluzione circa la persecuzione delle minoranze sulla base del credo e della religione, in cui praticamente si afferma che il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione e il diritto alla vita non sono più considerati diritti umani fondamentali ma sono subordinati ai cosiddetti ‘diritti umani primari’. Nel silenzio generale di tutti, siamo arrivati al punto in cui uomini e donne di fede non possono parlare, non possono esprimere una opinione, non possono dare il proprio contributo alla costruzione della società. In virtù di questa risoluzione, ogni loro discorso, e anche ogni omelia, può essere incriminato, perché ‘la difesa della tradizione’ o della ‘moralità pubblica’ non può contraddire, in nessun caso, le disposizioni internazionali in materia di diritti umani alle quali gli Stati devono aderire”. Con questa risoluzione di maggio, “si vuole relegare la fede e la religione esclusivamente alla sfera privata che nulla deve avere a che fare con la vita civile, politica e culturale della società europea. Tutto questo ci preoccupa. E sollecita – ha concluso l’arcivescovo – la nostra responsabilità di cristiani, chiamati ad immettere continuamente nel tessuto sociale – grazie alla nostra testimonianza di vita – i germi del Vangelo per un nuovo umanesimo”.