Assunta: card. Betori (Firenze), “la speranza cristiana non è invito a uscire dal mondo, ma orientamento per la nostra vita di tutti i giorni”

“La speranza cristiana non è invito a uscire dal mondo, ma orientamento per la nostra vita di tutti i giorni. Lo sguardo del cristiano si alza certamente al cielo, ma si proietta al tempo stesso oltre, verso il futuro. Non ci mostra cioè soltanto la relatività delle cose di quaggiù rispetto a quelle divine, ma ci aiuta anche a giudicare le cose del momento in rapporto a quelle eterne. È uno sguardo di speranza, che permette di dare il giusto peso alle cose di ogni giorno, di misurarle secondo verità, oltre le apparenze”. Lo ha detto, ieri, il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenza, nell’omelia della messa in cattedrale per la solennità dell’Assunzione di Maria.
“Viviamo in un mondo che sembra tutto concentrato sull’istante: una vita senza respiro, ridotta a un vortice di esperienze frammentarie, che si esauriscono nell’atto stesso della loro realizzazione. Sembra che nulla resti del passato e che nella possa aspirare al futuro. Il consumismo non si limita al mercato delle cose, che richiede sempre nuovi acquirenti e quindi crea sempre nuovi bisogni; c’è anche un consumismo dei valori, degli ideali, dei comportamenti, delle parole. Papa Benedetto XVI parlò giustamente di ‘dittatura del relativismo’”, ha evidenziato il porporato, per il quale “abbiamo bisogno di riferimenti certi, per non restarne preda. Ma questi non possono venire da noi stessi: conosciamo i nostri limiti, le nostre fragilità. Solidità può venirci solo” da “Gesù, il Figlio di Maria, il Signore”.
Il cardinale ha proseguito: “Lo sguardo dell’Assunta ci dice che possiamo sperare: c’è un cielo aperto di fronte a noi. Lo dice ai poveri, nel dolore dei mille volti della sofferenza; lo dice ai giovani, le cui attese sembrano non trovare mai un appagamento che basti; lo dice a ciascuno di noi, tutti in modi diversi segnati da fatiche e desideri. A chi dispera di giungere alla verità, a chi non sente più amore in sé e attorno a sé, l’esile figura della speranza viene a sostenere i passi incerti della fede e della carità”.
E “la promessa che ci viene incontro nel corpo trasfigurato di Maria assunta in cielo ci dice che la nostra speranza di una vita in grado di sconfiggere le ombre del tempo non è un’illusione. Il fondamento sta nella Pasqua di Cristo, ed egli ne fa partecipe chi si fa tutt’uno con lui, prima fra tutte sua Madre. È una speranza che non solo dona consolazione, pur non negando questo orizzonte che sostiene il cuore, ma fa appello anche al nostro impegno. Il mondo nuovo che Maria mostra compiersi nella sua vita è immagine di un progetto di rinnovamento della storia”. Tra i molteplici ambiti in cui esercitare la responsabilità il card. Betori ne ha indicato due: “Il primo, imprescindibile, è quello della pace, di una ritrovata fraternità dei popoli chiamati a riconoscersi unica famiglia umana, una verità che le guerre negano e le ingiustizie avversano. Un secondo ambito in cui offrire segni dell’eterno nel tempo è quello della difesa della dignità della persona umana, che nella cultura e negli assetti sociali egemoni trova oggi ostacoli e inerzie. Va denunciato in particolare per quel che riguarda la condizione delle nostre carceri, in cui le persone soffrono a causa di strutture non adeguate e lontane da quella finalità di redenzione che dovrebbe essere lo scopo della pena. Faccio mio il grido che esce da Sollicciano, la voce di quanti sono a fianco dei detenuti e chiamo a risposte responsabili quanti hanno potere di fare qualcosa”.

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