“San Cassiano è stato proprio il costruttore della comunità cristiana e della città, l’annunciatore di speranza e di fraternità. I cristiani che visitavano la sua tomba e che l’hanno venerato come patrono lungo i secoli hanno incontrato ed amato, attraverso di lui, Cristo stesso”. Sono queste le parole di mons. Giovanni Mosciatti, vescovo di Imola, nell’omelia della messa per la festa del patrono della città e della diocesi a 750 anni dalla consacrazione e dedica della nuova cattedrale con la deposizione delle reliquie di Cassiano, Pietro Crisologo, Proietto e Maurelio nella cripta. “La morte non è mai desiderata dai cristiani. Essi però, piuttosto che rinnegare la vita che Cristo ha dato loro, sono pronti a subire i più atroci flagelli e infine anche a morire. Il martirio di san Cassiano, che la Chiesa antica ci ha trasmesso, è una testimonianza commovente di questo attaccamento alla vita vera, è una professione di fede nella vita che non finisce. C’è in lui un’umile sicurezza: ciò che di più prezioso egli possiede non gli può essere tolto”. Prosegue il presule che paragona il momento storico in cui viviamo a quello di San Cassiano: “Viviamo in un tempo complicato, difficile, di cambiamento, dove quello che sembrava evidente a tutti oggi è messo in discussione. È così drammatico e travagliato che affermare che la risposta ai problemi del mondo e ai propri drammi è la persona, ‘il testimone’, che nell’incontro con Cristo sperimenta la pienezza della vita, pare poco, pare ingenuo”. Il vescovo di Imola sottolinea come solo l’incontro con Cristo, con i suoi testimoni, può far raggiungere alla vita un’intensità grande, vivendo questo tempo segnato dall’incertezza, come un’opportunità. “La nostra è un’epoca piena di ambiguità e contraddizioni. In un contesto del genere, noi cristiani siamo tentati o di abbandonare la novità del Vangelo per conformarci alla mentalità dominante o di usarla per difenderci da un mondo che percepiamo come ostile. Le domande e le sfide del nostro tempo non sono come dei nemici da combattere, ma come delle ferite da abbracciare per scoprire l’originalità del Cristianesimo”. Il presule invita a guardare alla testimonianza di San Cassiano cogliendo l’invito di Papa Francesco ad avviare processi con chi viene percepito molto distante da noi, come nella proposta della Chiesa a tutti attraverso il documento “I cantieri di Betania”. “Che il dono dello Spirito Santo trasformi la nostra povera vita e le nostre comunità e le renda capaci di essere testimoni, come Cassiano, della novità di vita che nasce dall’incontro con Cristo. Accogliamo la sfida per vivere come uomini e donne radicati nella speranza nel nostro tempo di incertezza”.