Nella seconda parte del rapporto tedesco sul Sinodo inviato a Roma come contributo al Sinodo universale, si afferma sulla celebrazione che l’Eucarestia ha perso di significato per un numero troppo alto di persone: serve “una interpretazione dei riti, un linguaggio concreto e comprensibile, che parli alla realtà della gente”. Se l’Eucarestia è centrata sul sacerdote, celebrazioni della parola, delle ore, funerali o preghiere digitali permettono una partecipazione più attiva e al carisma delle donne di emergere. Rispetto al tema della missione, serve una “responsabilità condivisa” che funziona solo se la Chiesa “dà forma alla sua missione sulla base del sacerdozio comune di tutti i battezzati”. Quanto al dialogo della Chiesa con la società, i cattolici si dividono “tra chi vuole prendere le distanze dal mondo e chi invece si sente in una contemporaneità critico-costruttiva” con la società. La realtà delle Chiese in Europa è sempre più quella di “minoranza e di traduzione del messaggio cristiano nei mondi esistenziali ed esperienziali al di fuori dell’ecclesialità. In un simile contesto “c’è bisogno di una sempre maggiore cooperazione e testimonianza cristiana comune nell’ecumenismo”. Tante le proposte per ripensare autorità e partecipazione: in diverse diocesi si usano già modalità di ascolto spirituale, discernimento comune nella preghiera e decisioni condivise. Anche su questo punto il rapporto dice che “alcuni rifiutano la sinodalità” o perché delusi o perché preferiscono le cose come sono, ma la grande maggioranza chiede si cambi per un “camminare insieme sul sentiero della fede”. Perché questo sia possibile, però serve “formazione continua”. “La sinodalità genera lavoro. Decidere da soli è più facile, ma decidere insieme merita perché è più sostenibile”.