“Mentre la guerra sta finendo nei titoli di coda, quello dei migranti è un tema che sta scivolando ancora di più nei titoli di coda. E c’è il rischio che adesso qualcuno vada a ripescarlo, quel tema, per farlo arrivare nelle prime pagine e per strumentalizzarlo. In quel momento dovremo essere molto chiari nel dire che non è più possibile usare i migranti per diffondere fake-news e partite di tipo politico“. Così l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, alla festa di Villa Sant’Ignazio, sabato 30 luglio, in occasione della memoria liturgica (31 luglio) di Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti. Al centro dell’evento sulla collina di Trento, il tema delle migrazioni, con ospite il gesuita croato padre Stanko Perica, che opera a Bihac, crocevia della Rotta balcanica. Con lui i responsabili del Centro Astalli di Trento, braccio operativo dei Gesuiti sul terreno dei migranti, con attività condotte spesso in stretta collaborazione con l’arcidiocesi di Trento (come il progetto Una comunità intera) . Ospite della festa, non a caso, l’arcivescovo Lauro Tisi che ha concelebrato la messa, insieme al responsabile della comunità trentina dei gesuiti, padre Alberto Remondini.
L’arcivescovo di Trento ha ricordato anche la figura di Sant’Ignazio: “La sua vita non è stata racconto, ma dato di realtà”. Sant’Ignazio è una provocazione: “Bisogna lasciare – ha concluso mons. Tisi – che il sangue provochi il venir fuori da te di quei tratti d’umano che portano a gesti di futuro e di compassione. Ignazio ha trasformato la sua ferita in una vita in uscita, una vita per tornare a essere umano”.