Il tema doloroso degli abusi è stato al centro ieri della Lambeth Conference, l’incontro internazionale convocato dall’arcivescovo di Canterbury che dal 26 luglio fino all’8 agosto, sta riunendo in Inghilterra oltre 600 vescovi anglicani e circa mille delegati di tutto il mondo. Il tema della conferenza più importante per la Comunione anglicana è “La Chiesa di Dio per il mondo di Dio: camminare, ascoltare e testimoniare insieme” e dopo tre giorni di ritiro spirituale, i vescovi sono entrati nel vivo dei lavori per esplorare – così si legge nel programma – “cosa significa per la Comunione anglicana rispondere ai bisogni di un mondo del 21° secolo”. Ieri, i vescovi hanno potuto ascoltare la “potente testimonianza video” – si legge in un comunicato diffuso dalla Lambeth Conference – di una sopravvissuta agli abusi, la dottoressa Ann-Marie Wilson, che ha parlato del trauma vissuto a seguito degli abusi legati alla chiesa che ha subito da bambina e successivamente da giovane e da adulta. La “testimone” ha quindi lanciato una sfida ai vescovi di tutto il mondo, affermando che “per essere rilevanti per la prossima generazione devono chiarire il passato, scusarsi chiaramente e garantire che siano messi in atto protezioni che assicureranno che nella Chiesa del futuro non avrà posto l’abuso”. Hanno poi preso la parola l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby e l’arcivescovo Thabo Makgoba (Provincia dell’Africa del Sud). L’arcivescovo Justin ha parlato dell’impatto degli abusi sui sopravvissuti e ha affermato che la sfida più grande del suo ministero è stata quella di cercare di fare in modo che l’istituzione della Chiesa prendesse sul serio questa realtà e non coprisse mai i reati commessi, ricordando Ha sottolineato l’importanza del versetto di Giovanni: “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi”. L’arcivescovo Thabo ha detto di aver trovato il videomessaggio di Ann-Marie molto commovente e si è scusato per i peccati commessi da ex sacerdoti. Ha descritto la comprensibile rabbia delle vittime nei confronti della Chiesa e dei suoi leader e ha affermato quanto sia importante trattare in “modo indipendente” la questione degli abusi. E’ intervenuto anche il presidente della “Anglican Communion Safe Church Commission”, Garth Blake, che ha delineato ai partecipanti della Lambeth Conference lo sviluppo del lavoro sulla salvaguardia nella Comunione, rilevando l’istituzione di una Carta da parte dell’Anglican Consultative Council, seguita dall’istituzione della Safe Church Commission nel 2016 e dalla pubblicazione in 2019 delle linee guida della Chiesa Sicura. Il dibattito si è concluso con l’impegno adottato dai vescovi di “migliorare gli standard di sicurezza” nella Comunione. La creazione di “comunità in cui tutte le persone sono al sicuro”, si legge nel comunicato, è “parte fondamentale della missione della Chiesa”. Rimandata nel 2018, per colpa delle divisioni in materia di ordinazione di pastori e vescovi gay e sul problema di come rispondere alla secolarizzazione, e poi ancora nel 2020, per colpa della pandemia, la “Lambeth conference” si sta svolgendo nella cattedrale di Canterbury, all’università del Kent, nel Lambeth palace a Londra, sede del Primate anglicano Justin Welby e anche, in parte, online. Ieri mattina, la Conferenza si è aperta con una solenne liturgia nella cattedrale di Canterbury. Vescovi in rappresentanza di circa 165 paesi, si sono uniti in preghiera. Sono risuonate lingue provenienti da ogni angolo del mondo. Musica, preghiere e letture sono state ascoltate anche in lingua maori, bengalese, zulu, cantonese, oltre che in francese, spagnolo e inglese in un servizio trasmesso in live streaming. Il vescovo del Lesotho, The Right Revd Dr Vicentia Kgabe, pronunciando il sermone, ha parlato di come la Comunione anglicana sia “chiamata a praticare l’ospitalità e a servire” in un mondo che sta vivendo “seri dolori e conflitti”.