Tragedia Marmolada: mons. Tisi (Trento), “l’immagine della montagna sfregiata ci chiama a intraprendere un serio cammino di riconciliazione con il creato”

“L’Uomo della croce, Cristo Gesù, con il suo morire abitato fin nelle sue ultime fibre dall’amore, ci offre una parola di vita: siamo fatti per amare, per divenire casa gli uni per gli altri, le acque tumultuose della vita non riusciranno a spegnere l’amore. Questa, ci ha ricordato il testo del Deuteronomio, è la parola non lontana, molto vicina, inscritta nel nostro essere profondo a cui siamo chiamati a dare obbedienza, mettendola in pratica”. Lo ha detto, stasera, mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento, nella messa in suffragio delle vittime della Marmolada, nella chiesa parrocchiale di Canazei, concelebrata dal vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol.
“L’impossibilità per qualunque parola di contenere e descrivere la vita di chi ci ha lasciato, mentre ne racconta la grandezza, apre alla speranza. Non solamente il cuore, infatti, ma la ragione stessa si ribella all’idea che il patrimonio inestimabile della loro vita venga consegnata all’oblio del nulla. Oltre il guado della morte, questi nostri fratelli e sorelle hanno trovato ad attenderli il Dio della vita che con la sua Resurrezione ha vinto la morte”, ha affermato mons. Tisi.
“Per aprire un piccolo varco in quest’ora di fatica e di tenebra, vorrei farvi notare come la parabola evangelica del samaritano, in questi giorni, si è materializzata sotto i nostri occhi nei tanti uomini e donne che senza tregua si stanno prodigando nei soccorsi. Con il loro farsi vicino, generoso, attento e delicato, rischiando in prima persona, ci stanno offrendo una straordinaria lezione di generosità. La loro gratuità è davvero per noi olio e vino di consolazione e speranza”, ha sostenuto il presule.
Infine, ha fatto notare l’arcivescovo, “l’immagine della Marmolada sfregiata dalla valanga chiama l’intera umanità a intraprendere un serio cammino di riconciliazione con il creato per tornare a custodirlo e a proteggerlo, come si fa con i fratelli e le sorelle. Chiediamo, come San Francesco, di poter davvero tornare a chiamare fratello e sorella la creazione”.

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