Lunedì 11 luglio, alle ore 18, nell’abbazia Santa Maria dei Padri Benedettini a Finalpia, a Finale Ligure, l’arcivescovo emerito di Genova, card. Angelo Bagnasco, e il vescovo di Savona-Noli, mons. Calogero Marino, presiederanno la messa pontificale per la festa del fondatore dell’ordine e patrono d’Europa san Benedetto da Norcia. Seguirà la benedizione della statua commemorativa dello scultore Pietro Marchese in memoria di don Carlo Sciandra, sacerdote che ha dedicato l’intera vita al monastero, ai giovani, allo sport e alla gente comune. Alle 21 si terrà il concerto di musica polifonica sacra del Coro Sine Nomine, diretto dal maestro Gianluca Viglizzo.
“Quest’anno la data rappresenta l’occasione per una triplice memoria, che vede l’esaltazione dello spirito monastico benedettino come anima della società – dichiara il priore, dom Franco Mattia Gazzera -. Il filo rosso che lega le tre ricorrenze evidenzia come Benedetto non sia stato un santo avulso dal mondo ma tutto il contrario: riuscì infatti a sacralizzare il mondo e ciò che esso esprime”.
In una nota viene ricordato: “La prima ricorrenza è data dall’azione che il monachesimo benedettino ha impresso nella cultura e nella storia dell’Occidente, in particolare in Europa. La seconda ricorda il 150° anniversario della Congregazione sublacense, di cui fa parte il monastero di Finalpia, nata per opera dell’abate Pietro Francesco Casaretto. “Grazie alla sua visione profetica il monachesimo benedettino ha avuto un ulteriore slancio – afferma il priore -. A noi è molto cara perché fin da subito il nostro monastero è stato sublacense e ad oggi è l’unico in Liguria che possa vantare un’origine così lontana e fondante. Inoltre, è stato la culla in cui è nata la Rivista Liturgica e la casa di menti eccelse che hanno fatto la storia della Chiesa e del monachesimo”.
In ultimo, a chiudere il cerchio, dal più grande al più piccolo, l’11 luglio è il giorno scelto per porre la statua a ricordo di don Sciandra. “L’opera è stata realizzata grazie alla generosità della comunità di Finalpia, che ha voluto far sì che il ricordo di un sacerdote amatissimo per l’impegno profuso potesse essere trasmesso alle future generazioni – spiega dom Gazzera -. Non si tratta di una mera riproduzione delle sue fattezze ma un simbolo di appartenenza all’oratorio, al monastero, all’ordine dei Benedettini e alla parrocchia. Di ogni parrocchiano don Sciandra conosceva il nome, le delusioni, le preoccupazioni, le gioie. Rivolgendo lo sguardo all’effige bronzea i giovani di domani potranno sentirsi raccontare da un anziano la storia di un monaco, un sacerdote, un uomo, che ha donato tutta la sua vita per il bene di una comunità, vivendo appieno l’amore cristiano per il prossimo. Gli anziani potranno salutarlo sussurrando ‘Ciao, don!’, come amava essere chiamato”.